12 marzo 2021

La Biennale norvegese si svela: ecco gli artisti di MOMENTUM 11

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Nuovi dettagli per l’undicesima edizione di MOMENTUM: la manifestazione aprirà a giugno, in Norvegia, e annuncia i suoi artisti e i suoi autori, con una significativa presenza italiana

The 56th Venice Biennale “All the World’s Futures”, 2015, The School of Narrative Dance, Venice. Public parade within the framework of “Creative Time Summit” at La Biennale di Venezia. Photo by A. Samonà. Courtesy the Artist, Creative Time and La Biennale di Venezia

MOMENTUM ha appena annunciato gli artisti e gli autori che prenderanno parte alla sua undicesima edizione, intitolata “HOUSE OF COMMONS” e visitabile dal 12 giugno al 10 ottobre 2021, tra l’isola di Jeløya, la città di Moss e il Fiordo di Oslo. Significativa la presenza italiana, a partire dal curatore, Théo-Mario Coppola, attualmente di base a Parigi e che, in Italia, tra le altre cose, ha diretto la Collezione Taurisano di Napoli e ha curato, nel 2018, la terza edizione della Nuit Blanche di Villa Medici, a Roma. D’altra parte, anche l’edizione del 2004 fu curata da una italiana, Caroline Corbetta.

Connessioni con la Penisola anche dal versante artistico, con Federico Barbon, Délio Jasse e Marinella Senatore (che già ci aveva anticipato la sua partecipazione in questa intervista). Ma intrigante è tutta la selezione, che ibrida ricerche, tendenze, provenienze e generazioni, dalla grande Maria Nordman, raffinata epigona dell’arte ambientale, a Cian Dayrit, tra gli artisti multimediali più interessanti delle ultime generazioni.

Tra gli altri artisti e autori, troviamo poi il collettivo Apparatus 22, Pia Arke, Augusto de Campos, Chto Delat, Goutam Ghosh, Camilo Godoy, Renée Green, Núria Güell, Siri Hermansen, Délio Jasse, Daisuke Kosugi, Kollektivnye Deystviya (Azioni Collettive), Maria Noujaim, Uriel Orlow, Frida Orupabo, Charlemagne Palestine, Paul B. Preciado, Karol Radziszewski, Hannah Ryggen, S-AR, Marinella Senatore, Paul Mpagi Sepuya, Trinh T. Minh-ha.

 

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MOMENTUM 11, tra resilienza e nuove narrazioni

Istituita nel 1998 e attualmente organizzata da Galleri F 15, storica galleria di Moss fondata nel 1966, la biennale MOMENTUM è una delle manifestazioni più seguite e affascinanti nel calendario dell’arte contemporanea e, fortemente radicata al territorio, ha avuto il merito di aprire una prospettiva internazionale su un’area di grande interesse per il settore, come testimoniato dal gran numero di eventi periodici, dalla Biennale di Oslo a quella di Helsinki.

Conosciuta anche come “la Biennale dei Paesi Nordici”, questa edizione inizierà a lavorare sulla base del linguaggio, a partire dalla sua stessa denominazione. Come ci ha spiegato Théo-Mario Coppola, la biennale MOMENTUM non avrà più il sottotitolo “NORDIC BIENNALE FOR CONTEMPORARY ART”, per estendere la biennale verso un’orizzonte internazionale e mettere un termine a una caratterizzazione problematica nel contesto contemporaneo. Ritirare il sottotitolo istituzionale è un gesto curatoriale forte che afferma la volontà di “deimperializzare” la biennale come istituzione e di aprire la sua realtà a delle prospettive che hanno a che fare con della pratiche contemporanee complesse e oltre il fatto di vivere in un Paese o una regione del mondo in particolare, spiega il curatore.

 

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Per esempio, rimanendo in tema, il Padiglione Nordico alla 59ma Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, che si terrà nel 2022, per l’occasione cambierà il suo nome in Padiglione Sámi e presenterà le opere di Pauliina Feodoroff, Máret Ánne Sara e Anders Sunna, tre artisti accomunati dalla loro origine Sámi e che, in questa occasione, saranno chiamati a rappresentare proprio l’eredità della loro area geografica e della loro appartenenza a una minoranza alle prese con temi urgentemente contemporanei, quali le problematiche ambientali e l’autodeterminazione degli individui e dei popoli.

Termini che ritornano anche nella direzione curatoriale di Théo-Mario Coppola, che ruoterà intorno ad argomenti come quelli delle nuove forme di governance, delle utopie concrete, delle narrazioni personali e delle strategie di resilienza, della protezione degli ecosistemi, a partire dalla nozione di “commons”, attraverso le cui molteplici definizoni si affronteranno i limiti del mercato e dello Stato, «Nella prospettiva di ricreare un mondo più giusto e più aperto alla diversità». Sull’emancipazione e sulla trasmissione di saperi e pratiche alternative lavoreranno, quindi, gli artisti e gli autori, che potranno contare su una complessa rete di spazi e di ambienti, tra foreste, spiagge, rive di fiumi e varie zone urbane di Moss.

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