Paris + Art Basel apre la prima edizione al Grand Palais Éphémère con 156 gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, provenienti da 30 paesi diversi, di cui una decina di italiane, sedici gallerie emergenti e diversi editori. L’attesissimo arrivo della Fiera Mondiale d’Arte Moderna e Contemporanea che rimpiazza la Fiac, ha avuto poi il successo che auspicava? Clément Delépine, il direttore dell’evento, ha voluto dare un volto “familiare e nuovo” a Paris +, senza cambiamenti radicali rispetto alla FIAC, ma con molte novità. Grazie alla collaborazione con il Gruppo Galeries Lafayette, che risale già al 2005, è stato aumentato il numero delle gallerie emergenti, che sono state inoltre piazzate nel cuore del Grand Palais Éphémère. Un grande vantaggio per artisti giovani o non ancora affermati che hanno bisogno di maggior visibilità. Sarà premiato, inoltre un artista emergente a cui verrà finanziata la realizzazione di un’opera che sarà esposta poi presso Lafayette Anticipations. È aumentato anche il numero di gallerie francesi o con sede in Francia, seguito come sempre da una grande presenza europea e statunitense, ma anche da ventidue new entry. Si va dalle parigine Anne Barrault, impegnata al fianco di giovani creatori, Christian Berst – art brut, rinomata a livello internazionale nell’arte contemporanea brut, Magnin-A, esperta di arte africana moderna e contemporanea, Salle Principale, a quelle internazionali come la LC Queisser di Tbilisi che presenta Thea Gvetadze (1971), la Tim van Laere, una galleria storica di Anversa o la Chris Sharp di Los Angeles. Design, moda e cinema dovranno invece aspettare la prossima edizione, mentre il numero di gallerie potrebbe aumentare fino a 230, ma probabilmente se ne riparlerà in occasione della riapertura del Grand Palais sugli Champs Elysées. Tantissimi dipinti, disegni e sculture, ma anche installazioni, fotografia, video e arte digitale in questa attesissima fiera mondiale d’Arte Moderna e Contemporanea che suscita curiosità – i corridoi come gli spazi espositivi sono stracolmi – come stupore per l’eterogeneità delle proposte, ma anche qualche inquietudine.
Nel settore Galeries, sono presenti, tutte con proposte di ottima qualità, le italiane quali Alfonso Artiaco, Campoli Presti, Galleria Continua, Raffaella Cortese, Massimo De Carlo, Tornabuoni Art, Franco Noero, Francesca Minini e la Massimo Minini. Belle le sculture in ceramica smaltata di Katinka Bock (1976) realizzate con materiali semplici, le pieghe e movimenti dell’opera lasciano trasparire il peso della materia come le tracce della creazione. L’artista tedesca, finalista nel 2019 del Premio Duchamp, è rappresentata dalla Jocelyn Wolff e le sue opere sono vendute intorno ai 16mila euro. La parigina Templon presenta due lavori del noto artista statunitense Kehinde Wiley (1,977) per un confronto tra la storia dell’arte e la cultura di strada, qui con un bronzo The Virgin Martyr Cecilia (2022), e Christian Martyr Tarcisius (El Hadji Malick Gueye), un olio su tela del 2022 a 880mila dollari. La Kamel Mennour presenta a Place Vendôme le sculture di Alicja Kwade (1979) e nel suo stand, tra gli altri, un giovane pittore, Dhewadi Hadjab (1992). I dipinti dell‘artista algerino partono dalla fotografia di cui conserva il segno realistico e l’immediatezza dell’immagine, mentre i corpi ritratti esprimono, in un apparente stato di riposo, disagio o pericolo.
Sono diverse le opere di Giorgio Griffa (1936), presso la belga Xavier Hufkens, vendute tra 10mila e 85mila euro (alcune lo sono già state). Lo spazio espositivo accoglie nella sua nuova sede di Bruxelles Luce buio, una mostra di Griffa che va dai suoi primi dipinti lineari della metà degli anni ’60 ai lavori più recenti del 2022. Non poche gallerie propongono le magnifiche opere di Lucio Fontana (1899-1968), ma non è un caso. Infatti, il 20 ottobre saranno battute all’asta alcune sue opere, insieme a quelle di Manzoni, Boetti o Burri, nella vendita Avant-Garde(S) Including Thinking Italian presso Christie’s a Parigi. La mfc-Michèle Didier accoglie un bel trio di donne, quali Lynn Hershman Leeson, Martha Wilson e l’americana Suzy Lake (1947). Quest’ultima vive e lavora a Toronto, e a detta della gallerista, ha anche insegnato a Cindy Sherman, e la cui autofiction ha probabilmente influenzato la nota fotografa statunitense. La serie fotografica di Suzy Lake, Are You Talking to Me? (#9″, 1978), si vende a 145mila dollari. A Gentil Carioca, rinomata galleria brasiliana, propone Novo Poder, un’intrigante installazione del pittore Maxwell Alexandre (1990), che abbiamo visto di recente al macLYON e al Palais de Tokyo. L’artista brasiliano ritraccia la storia della pittura occidentale e dei suoi stereotipi di rappresentazione, appendendo tele dall’alto, senza cornici o dipingendole sull’opera stessa, per ricostruire itinerari e visioni espositive alternative.
Marfà di Beirut presenta Caline Aoun (1983), che qui porta una splendida fontana d’inchiostro color ciano, che usa anche per realizzare magnifiche tele dopo innumerevoli immersioni. L’artista libanese lavora con grandi stampanti e inchiostro, come a voler recuperare la materialità delle immagini per contrastare la perdita causata dal digitale. Le opere sono vendute tra settemila e ventiduemila euro. Paris + è anche nella capitale con il progetto Sites che porta installazioni e sculture, accessibili al pubblico, in luoghi emblematici come il Jardin des Tuileries-Domaine national du Louvre, Place Vendôme, Musée national Eugène-Delacroix e Chapelle des Petits-Augustins. Infine, Conversations, una serie di incontri tra personalità del mondo dell’arte proposti da Pierre-Alexandre Mateos e Charles Teyssou, presso il Bal de la Marine, una chiatta ormeggiata ai piedi della Torre Eiffel. Tutto sommato questa prima edizione è stata apprezzata dal pubblico come dalla stampa e agli addetti ai lavori. Le somme si tireranno comunque solo dopo la chiusura prevista il 23 ottobre.
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