La mostra di Florence Béchu, Scars & Hennaya, è il secondo appuntamento di un calendario espositivo del Museo di Antropologia curato da Cosimo Chiarelli e dedicato quest’anno ai rapporti complessi e poliformi tra fotografia, arte contemporanea, e linguaggi etno-antropologici.
L’artista francese ha studiato lungamente i simboli tribali che hanno segnato un popolo, li ha riprodotti, ne ha assimilato il linguaggio e li ha fatti propri fino al punto di poter creare dei segni che non sono ma potrebbero essere. L’opera di Florence quindi ben si sposa con la sede espositiva, che ne esalta il significato antropologico. Tuttavia sarebbe una limitazione fermarsi a questo livello di lettura delle opere di Florence, come del resto sarebbe limitante considerare e leggere queste opere come delle fotografie perchè la fotografia non è altro che la materia prima da forgiare, per quest’artista.
Infatti l’opera si compie effettuando sulle stampe delle profonde incisioni a caldo o dei disegni con henné, come se si trattasse di superfici epidermiche, costringendo l’osservatore ad una riflessione sul rapporto tra rappresentazione antropologica ed azione artistica.
Ivan Margheri
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Avrei gradito vedere anche altre foto: deve essere una mostra bellissima.