Marcello Grassi, quarantunenne fotografo di Reggio Emilia, è probabilmente l’osservatore più attento e puntuale di quello scrigno di bellezze che è l’Etruria. Tra la bassa Toscana e l’alto Lazio, nelle province di Grosseto, Arezzo, Siena e Viterbo, con propaggini nell’umbra Orvieto, esiste uno scrigno di bellezza e mistero arcaico.
Dalle tombe di Sovana alle iscrizioni ancora non decifrabili di Orvieto, il bianco e nero degli scatti di Grassi rendono morbidi ed accoglienti i ruderi dell’antica civiltà scomparsa. L’artista mostra le malconce architetture come familiari e vicine, pone l’accento su particolari che sono rimasti in miglia di anni immutati, come sottolinea Charles-Henri Favrod nel testo in catalogo; le immagini potrebbero essere state immortalate, se fosse esistita la macchina fotografica, anche tremila anni fa.
L’idea di ‘Etruria’ nasce nel 1985, quando, in occasione dell’ “Anno degli Etruschi”, Marcello Grassi visita numerose esposizioni e decide di organizzare un percorso di ricerca culminato nelle foto in mostra. Il lavoro si conclude nel 1998 dopo tredici anni di viaggio tra Cerveteri, Blera, Saturnia, Vulci, Populonia, Cortona, Vetulonia ed altre cittadine o zone archeologiche.
Da segnalare infine il catalogo dell’evento, pubblicato nel ’99 in occasione della tappa francese, elegantemente rilegato da Federico Motta Editore, contenente in grande formato tutte le immagini in mostra. I testi sono di Charles-Henri Favrod e Michèle Moutashar.
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