Fino al 27.X.2001 | Dalla Fabbrica al Fabric – Alessandro Cane | Torino, Spazio Fine

di - 26 Settembre 2001

Sono rimasto colpito da queste immagini. Lo sono anche in funzione dei recenti avvenimenti mondiali che ci coinvolgono da vicino. La serie fotografica di Alessandro ha un profondo senso profetico che riguarda un probabile futuro in cui la distruzione ed il seppellimento della nostra cultura, e mi riferisco specificatamente a quella tipica di Torino che è quella industriale, sembrano decisamente inevitabili. Sedici immagini in bianco e nero che non lasciano, purtroppo, grandi speranze. Nella loro crudele bellezza evocano, tramite toni profondi, scurissimi, con cieli inverosimilmente tempestosi, il passaggio di un’epoca, il trauma di un moto forzato non facile e che non lascia intravedere, nell’immobilità qui rappresentata, i soliti orizzonti nitidi e puliti a cui ormai il mondo dei media sembrava averci assuefatto. Nulla di rassicurante e, per questo, potente mezzo di riflessione su di una situazione che deve essere affrontata con rigore, si nota in queste immagini. Uno schiaffo salutare, un nuovo (finalmente) modo di intervenire sulla realtà del presente sfruttando egregiamente il passato e le sue vestigia, un modo coerente rispetto a quello che tutti noi possiamo vedere con i nostri occhi. Il salto, a mio avviso, avviene semplicemente aggirando il problema ormai ampiamente discusso, del senso che aveva la Fabbrica. Non più luogo di alienazione non più luogo di battaglie e rivendicazioni, ma luogo al quale ormai ci si era abituati, luoghi di vita autentica vissuta nel bene e nel male, umanamente, zone che erano divenute ormai patrimonio comune, la cui improvvisa scomparsa lascia un vuoto ed un disorientamento profondo, egregiamente risolto dal fotografo con un eloquente uso del mezzo, che con l’uso raffinato delle scelte prospettiche e dei piani di messa a fuoco ci consente di riflettere sul valore rappresentato da queste immense strutture, dal peso che hanno avuto nella storia di questa città e, in definitiva, dell’atto di amore di Alessandro Cane nei confronti dei luoghi che ha vissuto e delle persone che probabilmente vi ha incontrato. Il passaggio dalla fabbica al ‘fabric’, la trama, il pattern, la texture e in fondo quello che si definisce il tessuto urbano, si compie e si fissa definitivamente nella memoria offerta da queste immagini, che sono un viaggio su due piani paralleli: uno esteriore sullo stato di fatto ed uno interiore su quello che è stato e che potrebbe essere stato.

Paolo Viridian
Vista il 21 settembre 2001




Dove Torino, Spazio Fine, via Valprato 68 ( Docks Dora ), Ingresso Libero, il venerdì e il sabato dalle ore 21.00 alle 02.00 altri giorni su appuntamento. Informazioni: 011-61.54.17 011 – 681.13.20
E-mail : Spazio Fine
Dal 22 settembre al 27 ottobre 2001



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