Per la prima volta a Trieste le opere di Michel Ciry, autore francese contemporaneo la cui produzione artistica spazia dalla musica al disegno, dalla pittura alla letteratura. Nato in Francia, a La Baule, frequenta l’Ecole des Arts appliques di Parigi, appena sedicenne incide la sua prima lastra. A vent’anni è chiamato ad esporre al Petit Palais. Inizia la sua carriera artistica proprio nel campo della grafica, come incisore e disegnatore, privilegiando l’acquaforte e l’acquatinta rispetto alla litografia. Riceve il Prix National des Arts del Belgio. Da lunghi anni Michel Ciry tiene un Diario di cui ha pubblicato 26 volumi nei quali giudica con severità gli avvenimenti della cultura e della società, rivelandosi un polemista acuto e sincero, che non si preoccupa per i rischi derivanti dal praticare una simile indipendenza di spirito. Il suo Diario, che fu molto apprezzato anche da Gabriel Marcel, per i suoi commenti su mostre ed esposizioni e per i suoi pezzi di critica, è anche una storia dell’arte che si distingue per la schiettezza e il rigore dei suoi giudizi.
Alunno di Nadia Boulanger, Ciry si è dedicato anche alla composizione musicale, scrivendo melodie ispirate a poesie di Rilke, Mallarmè
Attento testimone del suo tempo, colto e sensibile: Tra l’utilità della missione dell’artista vi è giustamente quella di disturbare; non si tratta di avere una volontà di offendere, di ferire, di esasperare. (…) Ci sarebbe presunzione irritante, infantilismo pretenzioso e un singolare venir meno ai propri doveri. Tuttavia l’artista deve assumersi il rischio di essere se stesso, perché deve conquistare a condividere il proprio disagio un pubblico poco incline a farlo….
In una produzione di una sessantina d’anni, la figura umana è – e rimane sempre – al centro della sua opera artistica: “Sempre fedele alla figura umana” (come ebbe a dire di lui Francois Mauriac, che lo presentò all’esposizione nella Galerie de Paris), nelle sue acqueforti Ciry privilegia il volto e le mani dell’uomo, perchè è attraverso la luminosità della faccia e la gestualità delle mani che affiora l’interiorità della persona. I suoi soggetti, infatti, non sono mai dei “personaggi”, ma delle persone e la ripetizione degli stessi temi è da intendersi come un rigoroso lavoro di approfondimento.
Dal tratto mistico e insieme realistico, dalla deliberata figuratività in controtendenza rispetto al Novecento, ma in piena coerenza con le radici della cultura europea e le tecniche trasmesse dalla tradizione, la singolarità della sua posizione fa di Michel Ciry un artista volontariamente solitario, che non cede ai compromessi, né alle scorciatoie commerciali o all’effimero delle mode.
patrizia grandis
mostra vista il 10 dicembre
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