Categorie: friuli v. g.

fino al 27.VI.2010 | A Basic Human Impulse | Monfalcone (go), Gc.Ac.

di - 25 Giugno 2010
È una mostra fresca e con molti
spunti interessanti quella che inaugura il sodalizio tra la Galleria Comunale
di Monfalcone e l’azienda di design Moroso. Una mostra che analizza i punti di
contatto tra la ricerca contemporanea nel campo dell’arte e del design attraverso
uno degli elementi chiave della creazione: la necessità antropologica di creare
e fare. A partire da L’uomo artigiano
di Richard Sennett, la collettiva indaga infatti come “la
risposta/salvezza contro la mediocrità del ‘basta che sia fatto’, contro la vigente
vulgata per cui nelle accademie e nelle scuole d’arte non si deve insegnare la
perizia tecnica ma solo la speculazione pura, disgiunta dall’oggetto finito
possa ancora risiedere nella vecchia figura dell’homo faber, colui che sa fare
con le proprie mani vantando perizia e conoscenza non comuni
”.
Quanto conti la manualità (e la
tecnica) è in realtà una vexata quaestio
che ha percorso tutto il secondo Novecento e a cui
sono state fornite soluzioni evidentemente elusive. L’arte concettuale, anche
nelle differenti propaggini dell’ultimo decennio, e ugualmente lo sviluppo
delle tecnologie digitali, hanno evidentemente premuto l’acceleratore in favore
a una più asettica concezione dell’opera come lavoro sulle idee e sui
contenuti, mentre in realtà non sono mancati sviluppi in direzione opposta.
Evidentemente la questione è più complessa di quanto appaia, soprattutto perché
conta nella misura in cui il codice espressivo dell’artista lo preveda. Che è
impossibile da misurare.


La mostra si apre con una forte
installazione con tubi di cartone e scotch di Christian Eisenberger
, le cui opere sono per lo più
reliquie che testimoniano la sua presenza, delle tracce cioè del suo ego
manipolatorio, del suo vivere operando. In maniera molto più formale Luca
Trevisani
assembla
dei lunghi pettini su cui si possono vedere una sorta di residui di capelli,
mentre Davide Lo Cascio
realizza una sorta di piccola montagna su cui è evidenziata una
stratificazione colorata.

Il duo Galtarossa/Gonzalez interagisce invece con poltrone e
un divano forniti da Moroso: ne escono strane sculture che brulicano di oggetti
colorati, di catenelle tessuti e paillette che hanno una forza evocativa
delicatamente primitiva, quasi fossero oggetti che qualche antropologo ha
scovato in civiltà lontane. L’Atelier Van Lieshout
sembra invece rispondere con
rigore e ironia con un oggetto che è a metà strada tra cassaforte e cassonetto:
l’opera mostra in qualche forma i criteri della standardizzazione, ma nel
contempo dà l’impressione che tutto ciò che possa essere custodito sia un
residuo della società industriale.


Tobias Rehberger
è intelligentemente ludico e
ruffiano e la sua scultura è un assemblaggio, prima di tutto di colori, che poi
mostra un retro inaspettato. Anche Jay Heikes
lavora coi colori, magistralmente,
con Reflections of the Undead
, una pittura in cui lo smalto si mischia con la ruggine
in forma mimetica che trasmette una forte energia. Benché il suo lavoro sia
molto vicino all’installazione, curiosamente è l’unico artista in mostra che usa
la pittura
.
Il che, inevitabilmente ci pare
essere l’unico limite della mostra: la pittura, forse più di tutte, è la
disciplina in cui il pensiero e la creatività si fanno giorno per giorno con un
corpo a corpo. Molto spesso il bravo pittore, prima di essere un artista, è il
miglior artigiano possibile.

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daniele capra
mostra visitata il 23 giugno 2010


dal 15 maggio al 27 giugno 2010
A Basic Human
Impulse
a cura di Andrea Bruciati
GC.AC –
Galleria Comunale d’Arte Contemporanea

Piazza Cavour,
44 – 34074 Monfalcone (GO)

Orario: da
mercoledì a domenica ore 17-20

Ingresso
libero

Info: tel. +39
0481494360; fax +39 0481494352;
galleria@comune.monfalcone.go.it; www.galleriamonfalcone.it

[exibart]

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  • non ho visto la mostra, ma conosco quei lavori di jay heikes e sono davvero molto efficaci

  • ma forse lo sponsor (benvenuto ovviamente) condiziona la mostra ,come verrebbe da pensare leggendo l'osservazione di Capra?
    ma forse il migliore sponsor è quello che permette l'esistenza di un'arte che non si riduce all'allestimento?
    perchè qualcuno vorrebbe morta la pittura? per invidia? per interesse? spesso per ignoranza:
    se i pittori non dovessero farsi spennare da galleristi di bassa lega e potessero realizzare 10 - 12quadri all'anno e finanziati come questi carpentieri forse i carpentieri andrebbero a rinvigorire il settore progettuale dell'industria della sedia che in friuli è un po in decadenza e forse in pittura avremmo la crescita o il disvelamento di qualche sorpresa ma ,,,,?

  • Heikes è un artista molto interessante. La sua personale alla Galleria Schiavo è stata una delle mostre più forti dell'anno scorso.

  • Cara Simonetta, non penso che lo sponsor abbia condizionato la scelta degli artisti, tanto più perché il direttore Bruciati è una persona con la schiena dritta. Probabilmente hanno lavorato su temi che intersecavano gli interessi di entrambi, il che è del tutto normale e frutto del buon senso.

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