Focalizzata sulle sperimentazioni giovanili di Ugo Carà (Muggia – Trieste, 1908), l’esposizione comprende parte significativa della sua opera prima, in un insieme organico e completo.
Dell’importanza della produzione di questo autore ci parlano indirettamente i tanti documenti esposti. Già all’età di vent’anni, per esempio, Carà ottenne riconoscimenti nazionali prestigiosi, meritandosi la stima di Giò Ponti, dir
Oltre a distinguersi per la sua attività di designer e architetto, Carà si esprimeva anche con il disegno, la pittura e la scultura. Parte copiosa della sua produzione giovanile consiste, in effetti, in un etertogeneo insieme di bozzetti, disegni o caricature, realizzate con le tecniche più disparate: dalla matita all’acquerello, dal carboncino alla china, dalla tempera alla sanguigna, in una produzione diversificata e multiforme. Numerosi anche le correnti espressive da lui attraversate, dalle soluzioni figurative di matrice novecentesca sino al futurismo. Futuriste sono in particolare le caricature, caratterizzate da tratti incisivi e regolari, non prive, in certi casi, di evidenti influenze di matrice cubista.
Più tradizionale nel paesaggio. Tre olii materici, dai colori forti, denunciano un’impostazione prospettica assolutamente tipizzata, legata a un linguaggio figurativo di stampo novecentesco.
Parte importante dell’estro giovanile di Carà, documentato da una sezione della mostra, trovò espressione congeniale nell’ambito scultoreo, nella realizzazione di ritratti o figure a mezzo busto. Dal realismo dei primi ritratti, l’artista approdò verso una linearità composta, tendente ad eliminare il superfluo e a cogliere esclusivamente l’essenzialità dei tratti.
L’arte di Ugo Carà trovò, infine, un’importante applicazione nell’ambito architettonico, terreno sul quale non mancò di conseguire risultati eccellenti. Ne parlano i lavori a lui commissionati: la realizzazione degli interni per
Dalla tradizione pittorica all’avanguardismo architettonico, l’arte di Carà è un insieme eterogeneo di campi applicativi in cui l’artista esprime la propria versatilità. Ben testimoniando di un’epoca di transizione, ancora a cavallo tra modernità e innovazione.
marta di benedetto
mostra visitata il 12 dicembre 2003
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anche io mi chiamo carà, di nome però faccio lorenza, e spero da grande di diventare importante come ugo...
però non mi va di fare le statue perchè mi piacciono di più le case e i mobili.