Oltre ad una sezione dedicata alla collezione della Galleria sui maestri del ‘900 –come Picasso, Klee, Grosz, Jawlensky, solo per citarne alcuni– e ad uno spazio in cui sono presentati Carlos Lizariturry e Cveto Marsic, la nota galleria triestina, per il quarantesimo anniversario della sua attività, ospita quattro tra i più celebrati artisti contemporanei.
Due le opere presentate in mostra per ogni autore. Per Gerard Richter due Abstrakt Bild, uno su tela l’altro su carta fotografica. Entrambi dipinti con l’estremo rigore che identifica l’artista. I due olii, pur non facendo diretto riferimento al periodo foto/figurativo di Richter, ne ricordano le superfici levigate. In particolar modo, la tela ripropone l’effetto sfocato –paragonabile a quello di una fotografia mossa– presente in tanti suoi dipinti, conferendo al quadro l’aspetto di un ricordo enigmatico e irrisolto.
Sintetico il grafitismo primitivo che Jean-Michel Basquiat esprime nell’ampia tela Hohner (Fisarmonicista): l’artista pare affidarsi a rapide annotazioni per tessere una rete serrata di significati e rimandi.
La coppia di tele di Miquel Barceló -che sarà protagonista di una importante personale al Prado di Madrid, nel 2005– ha in comune una sorta di fondo magmatico. È il coagulo di materia opaca con cui l’artista lavora a conferire alla sua opera l’aspetto di un corpo in via di fossilizzazione. Ma, in Progetto per una crocifissione accade invece che sia una serrata geometria nera tra corpo e croce –dall’impatto quasi grafico- ad avere il drammatico sopravvento, a segnare indissolubilmente il senso (e la lettura) di questa grande tela.
Per concludere -e in bellezza- Ansel Kiefer. In particolare l’opera intitolata Merkaba, una tela del 2002 dalle dimensioni impegnative, che segnaliamo la straordinaria profondità. Per chi apprezza questo artista si tratterà di una sorpresa. Non tanto per la stratificazione o le qualità dei materiali utilizzati –coerenti con la ricerca dell’autore tedesco- quanto per l’inatteso esito: una mappa di rotte cosmiche tra costellazioni e punti di luce; una volta notturna pietrificata, sì, ma dominata da un aspetto estatico; insolito per il senso di tormento che domina la consueta produzione dell’artista.
Una mostra, dunque, da non perdere, per segnare un importante traguardo raggiunto dalla galleria. E per confermare l’impegno ed il coraggio di una sempre coerente proposta culturale.
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