La mostra è l’inizio di un nuovo periodo di ricerca artistica. Il tentativo è quello di combinare elementi precedentemente trattati separatamente.
L’artista ha alle spalle una lunga permanenza in America e in Francia. Questi trascorsi gli hanno consentito di confrontarsi, a fondo, con la fotografia prima, la pittura poi e infine con la scultura. I materiali scultorei con i quali si è cimentato sono la ceramica, il bronzo, le leghe (bronzo-alluminio), il plexiglass.
In questa inedita esposizione milanese, c’è appunto l’intento di cercare un “nuovo” equilibrio tra questi tre elementi: fotografico, pittorico, scultoreo.
Le opere in bronzo e le fotografie esposte rappresentano un processo allegorico che fornisce solo frammenti della realt,à, segni vuoti spesso senza senso, che montati insieme assumono un significato nuovo, arbitrario e imposto dall’artista. Una natura proliferante, una sperimentazione tecnica che non ha mai carattere gratuito ma cerca nella leggerezza e nell’equilibrio il suo stato d’essere. Le opere, Io senza sé, I tre palloncini e Scultura Zen, sono rappresentative del rinnovato punto di vista del De Braud.
Io senza sé è un lavoro che nasce da una crisi di identità. L’artista ne offre due versioni: quella scultorea, in bronzo, e quella fotografica, più solare e felice, per la presenza del colore; predominano infatti il rosso, il giallo e il bianco.
I tre palloncini è una scultura; la scelta del soggetto come quella del materiale non è affatto casuale. L’alluminio, elemento freddo e duro, è combinato con la leggerezza dei palloncini gonfiati; il tentativo è quindi quello di esprimere, insieme, l’idea del “così leggero” con quella del “così pesante”.
Con Scultura Zen, un’opera in bronzo ottonato lucido, una catena verticale di sassi sovrapposti, l’artista richiama la simmetria dei giardini giapponesi e la ricerca di spiritualità e di equilibrio tipici della cultura orientale.
Nelle altre opere di fotografia si vedono piccole macchine da caffè dotate di due o tre becchetti e poste su brillanti sfondi di colore rosso e bianco. Sono – dice De Braud – espressione di un profondo bisogno di non senso, il non senso di ciò che è sentimento istintivo, posto di fronte al bisogno di certezza e di senso razionale. L’artista esprime così il proprio stato d’animo e la propria poetica: “penso e dunque sono, sento e dunque sono”.
L’esposizione milanese di De Brau è dunque un’occasione fondamentale per cogliere il momento di svolta e, allo stesso tempo, l’anticipazione del futuro dell’artista. Una ricerca e una produzione che, abbandonando ogni pretesa di internazionalismo e dunque anche di superficialità culturale, cercano di guardare con occhi più sereni le radici italiane e di volervi tornare nelle opere: “In questi tempi di truffe e imitazioni cerco pace e verità”.
Tullio Pacifici
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