La Galleria Farsetti porta, nella sua sede milanese, l’importante mostra dedicata a Giacomo Balla, già presentata a Prato lo scorso mese, testimoniando il forte interesse verso l’artista roveretano che risale agli anni Cinquanta, epoca delle prime vendite.
L’esposizione, organizzata cronologicamente, si articola in tre parti, illustrando l’evoluzione stilistica di Balla, dal Divisionismo al Futurismo.
La prima parte è dedicata alla fase divisionista e si apre con “Il cammino dei lavoratori” (1989) di Pellizza da Volpedo, recentemente acquisita da Farsetti, una delle opere che preludono al “Quarto Stato” (1901), manifesto del Divisionismo in chiave socialista. La tela rappresenta un punto di partenza ideale: Pellizza, legato a Balla dalla frequentazione personale e dalla stima reciproca, è per l’artista di Rovereto un modello spirituale, in questi primi anni del Novecento, nei quali si dedica all’illustrazione della tematica sociale. L’attenzione per il mondo degli umili, dei “vinti”, e, in primo luogo, del lavoro (rappresentato spesso in un’accezione quasi sacrale, derivata dalla sua formazione simbolista) risente dell’esempio e della suggestione della pittura di Pellizza, oltre che dell’adesione al socialismo, e dell’influsso dei testi classici di Marx ed Engels e dei romanzieri russi, tra tutti Tolstoj (al quale Balla dedica uno splendido ritratto, qui esposto). Esemplari di questa fase dipinti come “Fallimento”(1902) o “La pialla nuova” (1903). In questo periodo Balla si dedica anche al ritratto, dandoci notevoli esempi: oltre al già menzionato Tolstoj, si vedano i ritratti di Alessandro Fortis e di Giovanni Cena. In queste opere, è evidente l’influenza della fotografia (nel taglio, come nella scelta, in alcune opere, del monocromo), che sarà uno dei grandi interessi di Balla anche nella fase successiva, in relazione all’analisi del movimento.
Balla s’interessa anche alla rappresentazione della natura, in una serie di lavori che ritraggono il giardino di Villa Borghese e i prati vicini alla sua casa. Queste tele rappresentano una variazione sul tema che diventa occasione per studiare il paesaggio e la luce, resa con la pennellata divisionista, mobile e dinamica. In queste opere, Balla sperimenta i temi che saranno poi centrali nella fase successiva: il movimento (qui reso attraverso la pennellata) lo studio della luce, il taglio fotografico.
La seconda parte della mostra è dedicata al periodo futurista. Il dinamismo e l’analisi della luce e del movimento, la sua scomposizione e sintesi in linee di forza e direttrici geometriche sono i temi principali delle sue sperimentazioni, esemplificate da opere come “Velocità di automobile + luci” (1913 circa) ” Vortice” (1914 circa), ma anche nell’interpretazione rinnovata del tema del paesaggio ” Linea di velocità più paesaggio” (1913) o ancora “Fiori +spazio” (1914). Queste opere rappresentano sinteticamente l’idea della compenetrazione e della percezione visiva della realtà in movimento. Contestualmente Balla realizza opere come “Colpo di fucile – Viva l’Italia” (1918) legate ai motivi tipici del primo futurismo, come la guerra e l’interventismo.
L’ultima parte del percorso espositivo è dedicata alle opere degli anni Venti. Balla, nonostante il Futurismo si sia esaurito, rimane fedele alla poetica e alle ricerche del decennio precedente, fautore di una concezione avanguardistica dell’arte, vista sempre in rapporto dialettico con la vita. Applica le sue sperimentazioni cromatico-formali all’analisi degli stati d’animo, tematica già cara al Futurismo (ricordiamo gli “Stati d’animo” di Boccioni), rendendoli attraverso l’astrazione geometrica e il cromatismo. Queste opere, come “Ottimismo n.3” (1923 circa), rappresentano la conclusione ideale, estesa alla rappresentazione di sentimenti e del mondo psichico, delle ricerche formali iniziate con la serie delle “Compenetrazioni Iridescenti”. A conclusione del percorso, alcuni esempi della produzione d’arte applicata esemplificano la trasposizione degli esiti formali raggiunti in pittura, anche se con risultati meno convincenti.
La mostra è accompagnata da un esaustivo catalogo, con testi critici dei curatori, un’esauriente sezione fotografica con le illustrazioni a colori di tutte le opere in mostra corredate da schede tecniche e utili note biobilografiche.
Rossella Moratto
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