Sono ben 21 gli artisti ospitati nelle due sale delle gallerie milanesi Claudia Gian Ferrari e Ciocca. Tanti “piccoli assaggi” tratti dalle più ampie ricerche di un numero considerevole di artisti, uniti nel comune carattere leggero e impalpabile delle opere presentate: ricerche attorno alla vita, alla morte e all’anima nella sua incorporeità. È questo il comune denominatore delle opere in mostra che rispondono al titolo Ghost, termine che ben rappresenta il principio immateriale dell’esposizione.
Tradotto letteralmente Gosth significa “fantasmi, ombre esseri incorporei, anime, presenze benigne o maligne… di cose o persone, di cui si ignora la vera natura ed identità”.
Tra gli artisti presenti in mostra spiccano i nomi più noti di Vanessa Beecroft, Christian Boltanski, Tony Ousler, Alex Pinna e Sabrina Sabato.
In questa occasione, la Beecroft non ci presenta uno dei suoi abituali video con modelle/manichino, ma due acquarelli: uno in cui la figura femminile diventa un’esile e leggiadra fanciulla dai lunghi capelli biondi, l’altro dove compaiono eterei spiriti che sembrano ricordare le fate buone delle fiabe.
Lo stesso carattere evanescente ed impalpabile si ritrova nei lavori di Kiki Lamers, che realizza ritratti dai colori soffusi di fanciulli dallo sguardo penetrante e misterioso; di Sabrina Sabato, che evoca atmosfere dai toni lievi e ovattati (come indica il titolo stesso) e di Guido Anderloni, che presenta due stampe cromogene su alluminio, in cui si intravedono delle figure umane: due ombre che perdono l’aspetto tangente e materiale del corpo per sfumare in quello immateriale che caratterizza il
Il rapporto tra morte e vita viene indagato anche da Tony Ousler nella sua video installazione, in cui una farfalla blu vola intorno ad una candela posta sulla sommità di un teschio riprodotto in vetroresina; mentre è con tono ironico che Christian Boltanski si avvicina al medesimo tema: piccole figurine ritagliate nel metallo, scheletri che danzano alla luce di candele ricondano gli antichi riti satanici eseguiti per evocare le anime dei defunti.
Ma immateriale e incorporeo significano anche assenza, un corpo che ai nostri sensi è negato proprio come lo spirito, ed è questo che traspare dai lavori di Ken Currie e Giovanni Ferrario: del corpo possiamo solo vedere ciò che rimane sulla tela, un’impronta di un volto o il contorno di un corpo sul muro risultato di una diaproiezione.
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Quando c'è uno come Boltanski è una garanzia no?
complimenti per l'interpretazione artistica .considerato gli argomenti trattati.
Sono un pittore,vi comunico il mio sito:wwww.pozzallo.net/galleria/denaro/index.htm