Un corpo mitologico tenace e complesso si è sviluppato nelle pieghe delle civiltà del Mediterraneo, generando figure affascinanti e popolari come le Sirene, capaci di sopravvivere anche al di fuori del mito e di vestire la pelle di mille metafore. Nelle interpretazioni proposte in questa rassegna –un progetto della Galleria Andrea Ciani in collaborazione con la Regione Liguria- la Sirena mostra di aver perduto la connotazione negativa, di perfida ingannatrice, propria delle sue origini classiche, per farsi invece portatrice delle insicurezze umane, o immagine onirica di mondi paralleli.
L’incanto, il suo potere ammaliante, che induceva i marinai al naufragio, sopravvive nei tratti seducenti del corpo femminile affiorante dal fondo dorato di Paolo Leonardo, e nel volto assorto e dolcissimo di Leonida De Filippi, che s’ispira alla vicenda dell’amore di Rosario La Ciura per la Sirena Lighea, narrato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa. De Filippi si serve del consueto slittamento tra i linguaggi tecnologici e la pittura: è la fisicità di quest’ultima a ricreare la specificità dell’immagine mediale elettronica, riproducendone la scansione per linee orizzontali tipica del video. Tragicamente privata della sua arma di seduzione più potente, il canto, è invece la protagonista di Mute, il video di Alessia Zuccarello.
L’interpretazione forse più tradizionale e vicina alla memoria collettiva, è racchiusa nelle fotografie di Maura Biava, che si auto-ritrae immersa nelle profondità dei fondali marini. Possiamo soltanto supporre che la donna ritratta da Vanni Cuoghi possieda le pinne, dal momento che ne vediamo appena il busto, ma il suo corpo rivela comunque l’anomalia, sezionato in parti staccate, come pezzi di un manichino.
Barbara Mezzaroimmagina, nel suo video, l’immersione in un paesaggio psichico somigliante alle rovine di una desolata periferia industriale, fra silos e gasometri di una città disabitata, novella Atlantide. Il continente perduto è anche il tema attorno a cui si snoda il progetto pluriennale di Francesco Garbelli, una sorta di resoconto di viaggio articolato in fotografie, interviste e installazioni, come i tre plastici presenti in mostra, dove l’effetto mimetico delle resine sintetiche riproduce un arenile che ha riconsegnato alla terra ipotetiche monete di quella civiltà ignota e misteriosa.
Il mare suggerisce altresì l’idea di profondità, innumerevoli stratificazioni liquide che nascondono ricordi, come volti capaci di riaffiorare nelle stampe fotografiche di Albino Crovetto, o come le forme appena intraviste, al di sotto di uno strato di cera, nella pittura di plastilina di Francesco Sena: affondando lo sguardo s’individuano le croci e le lapidi lugubri di un cimitero, allusione al destino drammatico riservato a molti uomini, inghiottiti per sempre dalle insidie del mare. Un pensiero ai naufraghi odierni lo riserva lo stesso Andrea Ciani, nel racconto introduttivo al catalogo, facendo riferimenti a quei “popoli sommersi” alla ricerca di una disperata via di salvezza sulla sponda opposta del Mediterraneo.
Se dal fondo ci si sposta infine in superficie, la percettività tattile dei dipinti di Davide Nido evoca la spumosità densa delle onde, mentre al centro della saletta, affiorando dal pavimento solo a tratti, sguazzano i tre omuncoli, identici e senza capelli, frutto dell’ironica fantasia di Carlo De Meo.
gabriella arrigoni
mostra visitata il 22 aprile 2006
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Complimenti un'ottima idea/soggetto - Le città del mare come Napoli, Genova, Venezia sono fondamentali per lo sviluppo del continente, del mediterraneo come risorsa da salvaguardare, proteggere, utilizzare con grande coscienza!..
Con l'arch.Giuseppe Squillante a Napoli nel 1985 si delineavano le linee di costa che dal "Sea Garden" a Castel dell'Ovo, ampliando con l'Acquario, villa Pignatelli e la promenade,la passeggiata lungo la costa, rigorosamente la stessa estendendo alcuni tratti di connessione con i grandi impianti storici. Poi, dopo parentesi e nel'50°Anniversario dell'Ordine degli Architetti di Bapoli con il prof.arch.presidente Giulio De Luca allo studio si concentrarono 5 giovani architetti iscritti che collaboravo con una sirena che accorpava il golfo, il progetto.
La Sibilla Cumaea; come spilla d'oro, e i racconti per ridare agli antichi insediamenti, proprio da Cuma, "Ulisse è nostro"...quell'attenzione mai avuta e dove i calendari delle nostre sirene avrebbe un senso finalmente!
Bravi, speriamo di vederVi e discutere senza reticenze sui ruoli delle Regioni o dei loro artisti per unire talenti senza "distinzioni di razza" ma capacità e prodotti che illuminano le risorse economiche...
Saluti Buccino.