La Galleria d’Arte Moderna e le Raccolte Frugone sono ospitate in due ville d’epoca prive di spazi per allestire mostre temporanee, organizzare concerti o conferenze. Quindi si rende temporaneo il permanente: si spostano le tele e se ne riorganizza la disposizione secondo la necessità contingente. Una scommessa rischiosa perché la movimentazione sistematica delle opere antiche aumenta il rischio di danneggiamento, ma indispensabile per rendere dinamici i musei di Nervi, garantendo una continua e vivace affluenza di pubblico.
Numerosi artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo sfidano il passato e propongono le loro opere: la sfera del globo si fa linea che unisce culture, religioni e tradizioni artistiche. Così Toshio Shibata e Cai Guo Qiuang si affiancano a Spencer Tunick, Medhat Shafik, Gabriele Basilico, Occhiomagico, Franco Guerzoni e al giovanissimo Matteo Bergamasco (Milano, 1982).
Il visitatore troverà opere contemporanee già realizzate da tempo, scelte in assonanza o dissonanza con le tele “indigene”, accanto ad installazioni pensate proprio per i musei di Nervi e per il loro contesto paesaggistico. Il mare appena al di là del parco entra nelle sale delle Raccolte Frugone e sostiene la feluca di Fathi Hassan (Cairo, 1957) che ci trasporta sulle rive del Nilo tra le nubiane tessitrici di vele. Le farfalle dei giardini delle ville si fondono con l’ombra delle farfalle di Carlo Steiner (Terni, 1957), sovrapposte al gioco di ombre delle finestre all’inglese.
Le nuvole dell’etereo Hiroyuky Masuyama (Tsukuba, 1968) si confondono con i cieli della “scuola dei grigi” di D’Andrade, Luxoro e Issel, mentre il Dante di Luxoro passeggia con Christo (Gabrovo, 1935), presente con il Wrapped Walk Ways.
La linea verde, che corre lungo la mostra, a volte unisce a volte separa, in contrasto dirompente solo in apparenza. Non stupisce quindi di ritrovare Raffaello che insegna la prospettiva a Fra Bartolomeo Della Posta e ci propone un’applicazione estrema della geometria in pittura attraverso le tele di Peter Halley (New York, 1953) e Kenneth Noland (Asheville, 1924). Tra le viuzze di Nervi, sul muro di cinta, un’altra istallazione di Corrado Bonomi (Novara, 1957). Un altro roseto? No, questa volta è la natura che imita l’arte. Come spiega il curatore Maurizio Sciaccaluga, “la mostra in fondo non è che la linea di confine tra realtà e immaginazione, tra il finito e l’infinito, un insieme di interpretazioni arbitrarie dell’idea di orizzonte”.
gabriella grea
mostra visitata il 24 aprile 2007
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