Il Museo d’arte contemporanea ha acquisito l’opera “12.11.1972“, già presentata alla galleria genovese Pinksummer ed ora esposta al piano seminterrato della villa.U n’ottima scelta, che dopo la collettiva Globe e la rassegna recentemente dedicata agli Ultrapop sottolinea l’interesse dell’ente per l’arte più giovane e sperimentale.
L’acquisizione è stata tenuta a battesimo da Enrico Ghezzi : l’avvenimento, lo scorso 4 ottobre, ha offerto
“12.11.1972” è il giorno scelto dagli A12 come momento, occasione d’indagine e metafora. Un giorno lontano, un quotidiano aperto alla pagina degli spettacoli: dallo screening asettico dei dati locali, dalla mappatura dei luoghi e dei generi di film proiettati al rapporto con la realtà attuale, e quindi ad un ritratto della società negli ultimi decenni mediato attraverso un altro ritratto, quello appunto offerto dai mezzi di comunicazione di massa.
La scelta di una procedura fredda, scientifica, per rigorose tappe successive (analisi della pagina dei cinema, elenco dei locali, reperimento dei luoghi, identificazione grafica su Tuttocittà , abbinamento alle descrizioni dei film proiettati nei rispettivi luoghi, fotografia dei luoghi allo stato attuale e registrazione delle trasformazioni del tessuto urbano e sociale) approda imprevedibilmente ad un risultato intensamente emozionale.
Ci si riconosce nei luoghi, si inserisce la propria storia personale nel loro cambiamento, ci si identifica nel passare del tempo sugli oggetti, sul clima culturale e sul paesaggio, anche se gli A12 (Nicoletta Artuso, Andrea Balestrero, Gianandrea Barreca, Antonella Bruzzese, Maddalena De Ferrari, Fabrizio Gallanti e Massimiliano Marchica) sottolineano che “ Il gioco della nostalgia sarebbe forse troppo tipicamente genovese, dato che la
Un bell’esempio di public art, di esperienza che diventa universale e mobile nella condivisione dei fruitori: una sensazione di mutevolezza e complessità che trova un ideale epilogo nella videoproiezione che completa il progetto “11.12.1972 “, un blob di spezzoni d’epoca con un sottofondo sonoro attuale dove passato e presente si ricongiungono nella curiosa irrealtà – o meglio, nella realtà parallela – del cinema.
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valentina caserta
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