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Fino al 23.IX.2001 | Joan Mirò. L’armonia del fantastico | Genova, Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti

di - 13 Luglio 2001

‘L’armonia del fantastico’ è il titolo dell’eccezionale mostra di opere di Mirò visibile in questi giorni a Genova, realizzata in occasione del G8 a cura dal Museo dell’Accademia Ligustica insieme alla Fondazione Joan Miró di Barcellona e grazie alla sponsorizzazione di Omnitel-Vodafone e dell’Associazione Industriali cittadina.
A corredare l’importantissima rassegna, un nutrito catalogo con interventi di studiosi di rilievo, dal direttore dell’Accademia Ligustica Gianfranco Bruno a Rosa Maria Malet, direttore della Fondazione Miró di Barcellona, al noto scrittore Baltasar Porcel, assessore alla Presidenza della Generalitat de Catalunya di Barcellona.
La mostra, oltre ad offrire trentadue grandi grafiche e due splendidi arazzi, è dedicata in particolare alla scultura, un aspetto dell’attività dell’artista catalano che riveste enorme importanza nella comprensione della sua ricerca espressiva, ed è troppo spesso ingiustamente trascurato. Non solo in Italia ma in tutta Europa, e con pochissime eccezioni tra le quali una raccolta alla Fondazione Maeght di Saint Paul de Vance, le opere plastiche di Mirò sono raramente visibili in mostra, e quasi mai in rassegne così ampie e complete.
Le figure di Mirò guadagnano con il volume una monumentalità, un’assolutezza impreviste: diventano totem, perdono la levità capricciosa dei tratti e dei freschi colori pieni, per assumere invece una ieraticità definitiva. Gli assemblaggi di objets trouvés fusi in bronzo, di medie dimensioni e tuttavia maestosi, sono idoli senza tempo ai quali la straordinaria patinatura dona antichità ed eternità insieme.
É molto difficile trovare correnti e definizioni in grado di contenere il vulcanico estro creativo di Mirò e il suo notevole apporto all’arte contemporanea: non lo si può dire surrealista, né propriamente astratto; la sua ricerca non assomiglia a quella del suo grande connazionale Picasso, né il suo alfabeto di segni può essere accomunato a quello di Paul Klee. Insomma, Mirò è una figura unica ed assoluta, alla scoperta di una realtà ‘oggettiva’ oltre l’apparenza. I suoi ideogrammi persi in vuoti spazi bianchi, infatti, rappresentano l’osservazione della più intima essenza delle forme naturali: il sole, la luna, la donna, l’uomo, sono riassunti e svelati dai suoi segni come dai simboli delle incisioni rupestri. Cercando un senso all’arte che ponga come centrali la libertà, la continuità, l’equilibrio. Un senso che non può e non vuole prescindere dalla natura intorno, come suggeriva l’artista ne ‘Gli ultimi sogni di Miró’ di Charta Edizioni: “andare sulla spiaggia e fare disegni con un bastone sopra la sabbia, disegnare con un getto d’urina sopra la terra secca, disegnare nello spazio vuoto il grafico del canto degli uccelli, il rumore dell’acqua, del vento, della ruota di un carro e del canto e che tutto questo poi se lo prenda il vento, l’acqua, avendo però la certezza che tutte queste realizzazioni pure del mio spirito riaffioreranno per magia o per miracolo nello spirito di altri uomini”.

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Valentina Caserta




Genova, Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti
Solo martedì 3 luglio 2001, dalle ore 18.00 alle ore 21.00
Largo Pertini, 4
Orari: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00; domenica chiuso.
Ingresso: intero, £ 10.000; ridotto, £ 5.000.

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  • Questa mostra è per me il massimo, un meraviglioso omaggio al grande Joan Mirò. Il mondo del pensiero e dell'immaginazione, allegria, ritmo, fantasia infantile, sono le caratteristiche della pittura di Mirò che si è definito "un eterno bambino". La sua pittura trasforma la natura in una miriade di segni e colori che creano un mondo fiabesco. Il suo olio su tela 64,8x100,3 cm. "Il Cacciatore", 1923-24, che si trova a New York, Museum of Modern Art, ti porta in questo mondo fantastico e mentre lo guardi ti sembra sentire il ritmo di una danza popolare catalana.

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