In un momento fertile d’iniziative quali la nascita di ‘viadellarte’, la recente associazione di tre gallerie d’arte della zona – oltre ad Ellequadro, Guidi e Joyce & Co. – che hanno deciso di lavorare insieme al fine di valorizzare la forte connotazione culturale di due vie del centro antico, Vico Falamonica e Vico Fieno, Ellequadro documenti presenta una bella mostra personale di Oliviero Rainaldi.
Allievo in passato di Emilio Vedova ed oggi poco più che quarantenne, l’artista ha già un ruolo decisamente consolidato nel panorama artistico contemporaneo ed ha partecipato a numerose mostre in sedi prestigiose, in Italia e all’estero. In quest’occasione, Rainaldi espone alcune sculture realizzate appositamente per gli spazi della galleria e diverse tele. L’artista affronta le tecniche e i materiali tradizionali, resi in colori freddi o nel bianco assoluto, pervenendo a forme plastiche estremamente rarefatte, polite, antiche e naturali come ciottoli consumati dall’acqua.
Scrive Jonathan Turner nel saggio ‘Pure instinct’ del 1995, che “nei suoi lavori più recenti, sculture, pitture e tecniche miste su carta, Rainaldi rappresenta la figura umana come una stilizzata apparizione totemica. I tratti sporgenti sono stati limati, le rughe e le cicatrici dolcemente levigate. Sono scomparse le forme troppo evidenti e caratterizzate, come i falli sproporzionati e i ventri gravidi. Ora invece, Rainaldi definisce il sesso delle sue figure suggerendo appena il rigonfiamento di un seno femminile, o sottolineando impercettibilmente il profilo virile di un naso tracciato ad acquerello.”
Questo approccio è particolarmente evidente nei bassorilievi, così lievi e sottili da ricordare lo stiacciato rinascimentale. Volti umani appena accennati, quasi fossero tracciati su grandi fogli vuoti con leggerissimi tratti di matita, si affacciano timidamente dal piano: sembrano sorgere con estrema precauzione, con infinita lentezza, ed un millimetro appare già un percorso lunghissimo. Viene voglia di chiamarli bassorilievi frattali, sono ineffabili come un tappeto di Sierpinski, in bilico al confine tra la seconda e la terza dimensione.
Anche i busti a tutto tondo non sfuggono a questa indefinitezza: come ectoplasmi materializzati penetrano lo spazio senza aggredirlo, algidi e ieratici nella sintesi formale quanto soffici nella vaghezza dei tratti.
I lavori di Oliviero Rainaldi sono spesso monocromi, a sottolineare la loro minimale poesia: verdiazzurri ambigui, opachi e lattiginosi, che enfatizzano la morbidezza dell’impatto, oppure un bianco assoluto, nebbioso, opaco, avvolgente e fantasmico, che li rende antichi come kòrai che nel perdere il colore originario siano uscite per sempre dal tempo.
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Caro Rainaldi ,ci siamo conosciuti a Roma nel tuo studio ero insieme con Paolo Aita e per l'occasione ho preso un'opera, di cui successivamente ti inviai le foto per l'autentica, dal titolo "terre rare" pregio della mia collezione, ho saputo che l'opera è stata pubblicata in una tua monografia,per cui, ti sarei grato se una copia me la facessi recapitare al mio indirizzo.
Ti ringrazio sentitamente e ti auguro i miei più sinceri auguri per il tuo lavoro. Salvatore