Un’esposizione ripartita in tre diversi spazi situati nel centro storico di Genova: partendo fisicamente da quel mare evocato dai sei autori, troviamo progetti, video e proiezioni allo Spaziodellavolta di Piazza Cattaneo, proiezioni alla Rebecca Container Gallery di Piazza Grillo Cattaneo e, proseguendo in salita per Via S. Bernardo, dulcis in fundo o last but not least – fate voi – le installazioni, create appositamente sul tema della mostra, e i multipli di Roberto De Luca, Heinrich Gartentor, Paul Le Grand, Reto Leibundgut, Chantal Michel e Dominik Struck , inseriti nello straordinario spazio espositivo della Gallery di Piazza Ferretto (recentemente ristrutturato e già , alcuni mesi addietro, teatro di un’esposizione per un’asta genovese di Sotheby’s).
Mare Nostrum vuole evocare quel misto di paura ed attrazione che per gli svizzeri, il comune denominatore nazionale dei sei, ha spesso avuto il mare, quel mare così imprevedibile e opposto alla routine di orologi, coltellini multiuso e cioccolato . Ordinato isolamento versus immensità mitiche, questo il rapporto fra la Svizzera e gli Svizzeri ed il mare, e soprattutto il rapporto diretto con Genova, che ha da sempre rappresentato il terminale di una lunga strada intrapresa alla scoperta di quel mare, punto di fuga per l’ignoto ed il fantastico.
Partendo dunque da questo comune sentimento, filtrato dalla forte presenza spaziale e decorativa dello spazio di piazza Ferretto, De Luca, abile manipolatore della struttura urbana, espone il suo porta cartoline, sovradimensionato e specchiante, Gartentor inquieta con un labirinto buio e sonoro dove ad ogni angolo giungono al visiatore, munito di cuffia, segnali di sonorità ritmate del porto genovese e Le grand trasforma la Sala delle Quattro Stagioni in un mare di onde-losanghe di specchio; Leibundgut realizza una superficie marina, una barca e due aiuola fiorite con plastica colorata di recupero, in un allestimento à la Tony Cragg , la Michel sorprende con grandi stampe digitali perfettamente inserite nelle grandi cornici sulle pareti della sala con il camino che testimoniano la sua performance nella sala stessa, ed infine Struch dispone un trittico di quadrilateri rosso scuro che paiono rovesciarsi da un momento all’altro, come onde, sull’ordito geomemetrico del pavimento.
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