“Just what is it makes today’s homes so different, so appealing?” (Che cosa esattamente rende le case moderne così diverse, così attraenti?) chiedeva Richard Hamilton nel ‘56, in un celebre collage realizzato per una mostra organizzata lo stesso anno dagli artisti della Pop Art inglese. Un’atmosfera ripresa oggi da “Arredare la casa, abitare il Museo”: se il collage faceva convivere in un interno oggetti eterogenei per stile, genere e valore artistico, la mostra fa del museo stesso un ricco, variegato contenitore di suggestioni, simboli, icone di epoche e correnti diverse. Hamilton faceva convivere nella stessa affollatissima stanza oggetti d’arredo, d’arte, di design, di tecnologia, di consumo: creava così una sorta di colorato merzbau a due dimensioni che raccontava di un’epoca eclettica, percorsa da influenze culturali e istanze diverse, intrecciate indissolubilmente nella contemporaneità.
Curata da Katia Baudin e da Sandra Solimano a partire dalle collezioni d’arte contemporanea e di Design del Fonds Regional d’Art Contemporain Nord-Pas de Calais, la mostra genovese coglie l’occasione per sviluppare temi di particolare attualità nel mondo della critica e della museologia. Trae spunto dall’avvicinamento di oggetti dell’arte cosiddetta nobile e oggetti di tradizione popolare, dando vita a un percorso espositivo vivace e divertente.
Fino agli anni Cinquanta dimora della famiglia Croce, la Villa conserva nell’architettura tracce della propria natura di abitazione: oggi sono particolarmente valorizzate da un allestimento composito che percorre gli spazi arredandoli con opere d’arte diverse, distribuite in ambienti tematici.
Ottanta opere e oggetti di design sono l’occasione per riflettere sul rapporto tra spazio privato e pubblico, in rapporto a una realtà museale in evoluzione che si propone sempre più come laboratorio, luogo del fare cultura e non come mero contenitore.
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