Che vi piaccia o no il caffè di Starbucks, lâiniziativa della holding âcontroâ la politica di Trump è lodevole: assunzione di 10mila rifugiati. Dove li metteranno a lavorare? Questo ancora non si sa, forse si apriranno nuovi punti vendita, capitalizzando ulteriormente (nellâarco di 5 anni) il commercio nei 75 Paesi del mondo dove Starbucks ha le sue sedi. Anche questo sarebbe un modo di rendere lâAmerica grande di nuovo, seguendo il vecchio stile.
âAbbiamo una lunga storia nellâassunzione di persone che cercano opportunitĂ e una via per una nuova vita nel mondo e raddoppiamo il nostro impegno lavorando per accogliere e cercare opportunitĂ per coloro che fuggono da guerra, violenza, persecuzione e discriminazioneâ, ha scritto in una lettera il Ceo Howard Schultz.
Poi câè Google, che crea un fondo di 4 milioni per migranti e rifugiati: 2 milioni stanziati dalla societĂ e altrettanti donati dagli impiegati. Il denaro andrĂ a 4 organizzazioni per gli espatriati.
Ford prende le distanze dal presidente e rimarca: âIl rispetto per tutte le persone è un valore chiave per Ford Motor. Non sosteniamo questa o qualunque altra politica che va contro i nostri valori in quanto aziendaâ. E lâazienda, in una mossa di âfiduciaâ a Trump, aveva rinunciato ad espandersi in Messico investendo 700 milioni di dollari negli Stati Uniti. ChissĂ se ad oggi la scelta â a loro â sembra azzeccata. La morale della storia? Che forse mai, nella storia della societĂ americana, si è mai presa una posizione cosĂŹ forte a favore delle âminoranzeâ. E mai cosĂŹ contro un Presidente. E ancora, di questo, bisognerĂ tenerne conto. Specialmente perchĂŠ Ford, Starbucks e Google, giusto per dire tre colossi, hanno fatto lâAmerica âgrandeâ. E allora, Mister President? (MB)