Categorie: Il fatto

L’uomo dell’anno

di - 9 Dicembre 2016
Durante quest’anno, nella corsa verso la Casa Bianca, ne abbiamo sentite di tutti i colori. Una battuta che c’era piaciuta molto, pescata dalla stampa internazionale era la seguente: “Perché mai un uomo americano dovrebbe votare Trump? Per dimostrare alla moglie di non essere il più inetto sulla faccia della Terra”. E giù risate.
Poi via via lo spettro ha preso corpo, fino al 9 novembre in cui il mondo come lo conosciamo sembrava dovesse finire. Nulla accaduto, per ora. Ma questo strano episodio (nemmeno troppo, visto che gli USA hanno già fatto i conti con l’attore Ronald Reagan, come Presidente) dovrebbe farci riflettere sul fatto – visto che siamo a fine anno e servono “buoni propositi” – che l’impossibilità, nella storia come nella vita, è un fenomeno che non va mai sottovalutato.
A latere però della filosofia spicciola c’è un fatto, appunto: secondo il Time Donald Trump è “Uomo dell’anno”.
Aggiungendo che si tratta del Presidente degli “Stati Divisi d’America”; una tesi immediatamente smentita dal Presidente, che ha parlato di un lavoro per una “riunione” degli USA, e poi – checché se ne dica – non sono stati poi moltissimi gli Stati dove Trump non abbia vinto, anzi.
Ok il voto di pancia, ok l’elettorato povero e arrabbiato contro i poteri forti, e ok – appunto – una figura destinata a cambiare il mondo – in peggio, secondo le aspettative, o in niente, secondo i migliori auspici.
Nancy Gibbs, direttrice di Time, ha spiegato che la scelta è caduta sul magnate perché ha sollevato tante aspettative, ha rotto regole e sconfitto due partiti politici, emergendo in maniera non convenzionale.
La Clinton? “Ha fatto la storia per tre decenni, ma ora sarà ricordata più per quello che non ha fatto che per quel che ha fatto”, scrive il giornale. Bella riconoscenza per chi prova a farsi “riconoscere” da una vita. Tant’è. Applausi per Donald e la sua capacità di seduzione, nonostante il biondo, gli scheletri e – non in ultimo – la nomina di Scott Pruitt, procuratore generale dell’Oklahoma tra i leader nella battaglia legale per bloccare il “Clean Power Plan”, in parole povere l’inquinamento nel mondo, che sarà il direttore dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente. Altro che postfordismo! Auguri America, e a tutti noi! (MB)

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  • Come sempre sarà il tempo a confermarci questo "spettro" anche se quello che si vede all'orizzonte non è sicuramente un cielo sereno

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