Categorie: Il fatto

Non tutta colpa del selfie |

di - 14 Novembre 2016
Prima hanno proibito il selfie-stick nei musei di mezzo mondo, poi – come vi abbiamo raccontato proprio sabato, in occasione della news da OFFprint a Parigi – i DIS sui selfie e l’arte ci hanno fatto anche un bel libro. Poi sono venuti i danni alle opere, il giovane che mutilò un gesso a Brera per avere una fotografia tra le braccia della statua, e così via. Cronache degli ultimi tempi.
A Lisbona, al Museo Nazionale di Arte Antica (NMAA), istituzione che ospita 40mila manufatti “patrimonio nazionale”, un San Michele Arcangelo ligneo è stato colpito e affondato proprio per soddisfare il desiderio di fotografarsi accanto a esso di un brasiliano in visita. Tutti più vicini, sempre più vicini, e sempre più imbecilli. Contaminati dalla voglia irrefrenabile, e sicuramente dai forti risvolti psichiatrici, di “divorare” tutto quel che vediamo, di possederlo nella testimonianza più vera che esiste nell’ultimo secolo, oggi talmente gonfiata da apparire mostruosa: la fotografia.
E la fotografia della strage, ovvero di questo poveraccio che l’ha combiata più grossa di lui, a sua volta ha girato i social di mezzo mondo.
C’è poco da ridere, perché tutto è accaduto nonostante la presenza di un guardiasale. Ma c’è qualcosa che, ancora, non va: secondo il direttore, Antonio Filipe Pimentel, questo danno sarebbe anche il risultato di una pressione finanziaria che starebbe portando via lavoratori all’istituzione che attualmente conta 84 sale aperte per una sessantina di addetti, che ovviamente non comprendono solo i sorveglianti al pubblico. La denuncia di Pimentel, contro il governo portoghese, è quella che spesso si ode anche da altre parti: Stiamo giocando con il nostro patrimonio. E in questo caso qualcuno ci ha giocato bene, visto che ora la statua dovrà essere restaurata e dunque tolta al pubblico, con una spesa di immagine e denaro. L’avvertenza è doppia: per i cretini, e per lo stato. In ogni parte del globo. (MB)

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