Enid e Rebecca trascorrono i pomeriggi in cameretta, criticando i programmi televisivi oppure se ne vanno in giro bighellonando da un marciapiede all’altro. Tra le mete delle loro giornate da sfaccendate c’è un pornoshop nel quale non hanno mai il coraggio di entrare, qualche negozio di dischi e poi Hubba Hubba, un ristorante in stile anni ’50 dove, in piena atmosfera da Happy Days, mangiano anelli di cipolla fritti e dispensano giudizi su tutti quelli che passano davanti alla vetrina.
Appena ristampato da Coconino (che di
Daniel Clowes ha già pubblicato diversi volumi),
Ghost World è rimasto a distanza di anni uno dei libri più belli del fumettista americano. Clowes riesce a fotografare molto bene l’amicizia litigiosa che lega le due adolescenti, le loro inquietudini rispetto al sesso e ai sentimenti, ma soprattutto rispetto alla vita adulta che loro si prospetta e alla quale cercano di sfuggire, aggrappandosi agli ultimi scampoli di adolescenza.
Mentre Enid e Rebecca passano da una
garage sale a uno scherzo telefonico, i loro vecchi compagni di scuola sembrano essere già avviati verso le loro rispettive vite adulte:
Melorra, che spera di fare l’attrice, ha già girato una parte nello spot elettorale di un senatore di destra ,mentre John progetta di iscriversi economia e commercio, diventare manager, fottere il sistema dall’interno e andare in pensione a 35 anni.
Enid è troppo impegnata a simulare il look punk originale del ’77 tingendosi di verde i capelli per considerare opzioni sul suo futuro, ma per accontentare il padre probabilmente si presenterà per gli esami di ammissione a Strathmore. Inizia qui la frattura che lentamente allontanerà le due amiche: Enid vorrebbe che Rebecca la accompagnasse a Strathmore ma Rebecca teme di sentirsi di troppo. E poi, se Enid andrà al college, probabilmente non si vedranno più.
Ghost World ha anche avuto, nel 2002, una omonima versione cinematografica diretta da
Terry Zwigoff, con Thora Birch e Scarlett Johansson nelle rispettive parti di Enid e Rebecca, e che può annoverarsi come una delle migliori trasposizioni cinematografiche da un fumetto. Zwigoff aveva molto ben ricreato l’ambientazione e i personaggi del fumetto, costellato di una quantità di personaggi minori come la coppia di satanisti, il cameriere dell’Hubba Hubba, il pazzoide ipervitaminizzato del supermarket e poi Norman, un vecchio che ogni giorno siede sulla panchina di una fermata davanti alla quale da cinque anni non ferma nessun autobus. Metafora forse di quell’impossibilità di fuggire al destino che affligge le protagoniste, sia nel fumetto che nel film.