Bill Viola
In questo periodo, le opere di videoarte sono le uniche a non soffrire di problemi di fruibilità. Contrariamente a quadri, fotografie, sculture o istallazioni, per i quali l’esperienza dal vivo è difficilmente sostituibile, l’arte dei new media è a portata di mano e di vista, già da prima dell’emergenza coronavirus. Disponibili su diversi archivi online, le opere di videoarte si godono questo momento di massima visibilità, approfittando della nostra momentanea reclusione e della mancanza di “concorrenza” con musei, gallerie e fiere d’arte, tutti occupati a trovare soluzioni alternative per i loro visitatori. Ecco alcune delle piattaforme che mettono a disposizione i loro capolavori digitali.
Fondata dalla School of the Art Institute di Chicago nel 1976, la Video Data Bank offre una collezione che vanta circa 6mila opere video di oltre 600 artisti, dai primi pionieri come William Wegman fino ai più contemporanei, come Bill Viola. Visto che la collezione VDB è noleggiabile a un prezzo elevato, periodicamente trasmette gratuitamente in streaming sul suo canale TV VDB il lavoro di un artista, tratto dall’archivio del sito.
UbuWeb è uno dei principali archivi pubblici di videoarte e media digitali. «É un modo per attirare l’attenzione sul lavoro che normalmente non rientra nei modelli economici tradizionali. Mi piace dire che Ubu presenta opere economicamente prive di valore ma storicamente impagabili». Così spiega il poeta concettuale Kenneth Goldsmit, creatore del sito, concepito nel 1996 – praticamente agli albori dell’internet di massa – per contribuire alla diffusione di una letteratura d’avanguardia sperimentale. Con l’avanzare della tecnologia, vennero inserite opere audio concettuali come i soundbite di John Cage fino ai più moderni video che portano la firma di artisti come Yoko Ono o Franco Vaccari.
L’Organizzazione senza scopo di lucro Electronic Arts Intermix nacque nel 1971 come vetrina per la video art. Le opere solitamente non sono online ma vengono proiettate nella sala di osservazione a New York, previo appuntamento. Ora che la sala è chiusa per la pandemia, la collezione è accessibile online per 20 dollari al mese.
L’Organizzazione no profit Art 21, fondata nel 1997, non è specializzata in videoarte, ma offre la possibilità di accedere al processo creativo degli artisti sfruttando i media digitali. Come spiega la fondatrice: «La maggior parte delle persone non ha la possibilità di parlare con gli artisti. Puoi vedere il loro lavoro, ma rimani lontano dalla persona. Volevo riunire queste esperienze». Così, Art 21 si occupa di creare serie sui lavori artistici che trasmette in streaming e anche su YouTube.
Negli ultimi tempi molti artisti che lavorano col digitale hanno deciso di inserire le loro opere su queste piattaforme pubbliche. Anche se non sono siti che si occupano esclusivamente di arte, molti nuovi creativi li utilizzano per aprire il proprio canale in cui è possibile caricare video che restano a disposizione di un pubblico infinito. Oltre ai giovani talenti – e agli influencer – Youtube conserva anche opere di artisti storici come Nam June Paik e Dan Graham.
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