La Galleria Cesare Manzo dimostra di seguire un principio che pare essergli irrinunciabile, quello di condurre alla presenza del pubblico le nuove leve dell’arte internazionale ed italiana. Potrà sembrare un’azione azzardata se si considerano le più grandi realtà espositive, ma compiuta di volta in volta con strumenti efficaci.
“La mostra” dichiara il gallerista ad Exibart “è un evento di collaborazione tra tutti gli artisti, che hanno lavorato con celerità sperimentando la forma di un pensiero comune, aprendo stimoli e prospettive nuove per il loro futuro”.
In una sorta di sconcertante rimbaudiana teoria del Veggente (la mostra è stata inaugurata otto giorni prima dello tsunami asiatico), Uwe Schwim lavora su un confronto serrato tra mondo naturale e mondo industriale. Twister è la rappresentazione installativa della struttura di una tromba d’aria e vuole essere sin dalla sua ideazione la rappresentazione dell’energia inarrestabile della forza naturale. Alessandro Dal Pont con la sua opera Perché io valgo, risente dei retaggi estetici della Pop Art declinati nell’immaginario fumettistico classico. Questo lavoro apre la strada ad una contemplazione concettuale del ludico, in cui si ritrova anche l’opera di Samantha Clark: Cities riprende le immagini di stormi di volatili in migrazione, cui si sovrappongono linee che fanno pensare alla pianta di una grande città. Le immagini sono accompagnate dalla frase There’s no place like home Dorothy, la piccola protagonista del Mago di Oz, dice una volta ritornata a casa dal suo fantastico viaggio, in un misto di felicità del ritorno e nostalgia dell’esperienza passata.
In questo filone si colloca anche Andreas Gehlen, autore di una complessa opera che utilizza luce, riflessi luminosi, forme geometriche di diversi materiali per creare ancora una sensazione di fanciullesca meraviglia. Manuele Cerutti nelle sue pitture di virtuosistico realismo, ha uno stile narrativo conciso ed essenziale, con il quale narra in modo immediato le incoerenze e la crisi di questi ultimi tempi-giorni. Anche Andrea Facco è impegnato nell’arte della pittura in maniera concettuale, incentrata sui contenuti, dove si tenta di soddisfare la complessità della percezione nei suoi differenti piani spaziali e temporali. Infine, Ludovica Carbotta concentra la sua attenzione su dettagli e personaggi incontrati in situazioni di viaggio tra l’Europa e gli Stati Uniti. Applicando i meccanismi narrativi della resa emozionale nelle sue pitture.
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