Banksy, Show me the Monet, 2005. Courtesy of Sothebyâs
Solo poche ore per ammirare Show me the Monet, il dipinto di Banksy esposto alla galleria New Bond Street di Londra. Ă la casa dâaste Sothebyâs ad annunciarlo: fino alle 5 pm di oggi, chiedendo allo staff di «vedere il Monet», sarĂ possibile guardare da vicino lâopera dello street artist di Bristol, stimata tra i 3 e i 5 milioni di sterline. Show me the Monet volerĂ poi a New York e Hong-Kong per altre esposizioni, fino a riapprodare a Londra ed essere aggiudicata allâincanto ModernitĂ©s/Contemporary il prossimo 21 ottobre.
E cosĂŹ, a distanza di un anno dal record di 9,9 milioni di sterline per Devolved Parliament, Sothebyâs si prepara ad accogliere una nuova asta evento; e non ci stupiremmo se, alla fine, lâauctioneer concludesse con «Cosa? Nessuno offre di piĂč?», come lâincredulo Peter Wilson davanti a unâopera di Paul CĂ©zanne, nel lontano 1978. Ormai lo sappiamo bene: Banksy sa creare un hype straordinario, quasi spasmodico, intorno ai suoi lavori. E, in ogni caso, bastano il mistero del suo personaggio e le trovate bizzarre in materia di proprietĂ intellettuale a far parlare sempre, costantemente di lui.
Realizzato nel 2005, il dipinto reinterpreta il capolavoro del maestro impressionista con una sfacciata irriverenza, intervallando carrelli della spesa e coni stradali alla delicata poesia delle ninfee. «Voce preveggente di protesta e di dissenso sociale», dichiara Alex Branczik, European Head of Contemporary Art di Sothebyâs, «Banksy punta i riflettori su una societĂ che disprezza lâambiente, a favore degli eccessi e degli sprechi consumistici». Proprio come in Mediterranean Sea View, con quello stridore assordante tra la calma del mare e la tragedia dei migranti, Banksy torna a esasperare il contrasto, costringendoci a superare la bellezza di facciata. E, dâaltronde, Ăš proprio questo il leitmotiv di tutta la serie Crude Oils a cui Show me the Monet appartiene: grandi classici dellâarte rivisitati, manipolati, ridicolizzati, e mai senza un motivo.
Come spiega Helena Newman, Worldwide Head of Sothebyâs Impressionist and Modern Art Department e Chairman di Sothebyâs Europe, il soggetto del ponte giapponese e delle ninfee «si ritrova nelle collezioni piĂč prestigiose al mondo, tra cui il Metropolitan Museum di New York e la National Gallery di Londra, e solo una o due di queste favolose opere sono in mano a privati. Si tratta, per molti, del Sacro Graal, di quella serie di opere che un vero collezionista vivrĂ nella speranza di acquisire. E qui vediamo che Banksy se ne appropria, apponendo un segno distintivo su ciĂČ che, per generazioni, Ăš stato considerato unâicona dellâarte occidentale».
Ma non Ăš tutto. Anche il curriculum di Show me the Monet Ăš degno di grandi attenzioni: il dipinto era esposto alla Crude Oils: A Gallery of Re-mixed Masterpieces, Vandalism and Vermin, la mostra di Banksy in cui i visitatori ammiravano 22 opere in un negozio di Londra in disuso, spostandosi nello spazio insieme a 164 ratti ordinati per lâoccasione. Adesso, ben 15 anni dopo, non resta che attendere la fine del tour del dipinto super star e, soprattutto, i risultati dellâasta. «Ottobre non sarebbe stato completo senza un grande momento di Banksy», per dirla con le parole di Branczik.
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