Meryll Rogge - photo by Gretar Gunnlaugsso
Con un annuncio che segna la fine di una delle direzioni creative più sperimentali degli ultimi anni, OTB Group ha comunicato l’uscita di Francesco Risso da Marni. Al suo posto, a partire dalla prossima stagione, subentrerà la designer belga Meryll Rogge, classe 1985, già fondatrice dell’omonimo brand e fresca vincitrice dell’ANDAM Fashion Award 2025.
Dopo quasi un decennio al timone della maison milanese fondata da Consuelo Castiglioni, Risso lascia un’eredità fatta di visioni radicali, sfilate immersive, comunità creative e una poetica profondamente anti-establishment. Se Castiglioni aveva fatto di Marni il laboratorio dell’intellettuale borghese contemporaneo, Risso ha trasformato il marchio in un corpo vivo, teatrale, post-identitario. “Poetic anarchy” è stata l’etichetta che più spesso ha accompagnato il suo percorso.
La nomina di Rogge – sostenuta da Stefano Rosso con l’obiettivo di «Portare avanti l’eredità valoriale del marchio in chiave contemporanea e sostenibile» – segna un nuovo inizio. Il suo stile attento al recupero e all’introspezione culturale, lascia presagire un dialogo fertile con il DNA di Marni, ma si tratta anche di una scommessa sull’equilibrio tra fashion system e ricerca personale.
«Entrare a far parte di Marni è per me un onore immenso, è una maison che ho sempre ammirato per il suo spirito libero. Succedere a direttori creativi così talentuosi è per me un privilegio e una fonte di grande motivazione. Ringrazio Renzo e Stefano per aver colto la sintonia tra le nostre visioni e per avermi dato questa straordinaria opportunità. Non vedo l’ora di contribuire al prossimo capitolo di Marni», ha commentato Meryll Rogge.
Negli anni, Risso ha abolito la distanza tra pubblico e passerella, trasformando il défilé in un happening, un’esperienza corale che oscillava tra teatro partecipativo, musica dal vivo e arte relazionale. Celebre la collezione Primavera/Estate 2022, presentata in una Milano post-pandemica, dove ogni ospite indossava capi upcycled realizzati ad hoc: un gesto utopico e artigianale, che faceva della moda un atto condiviso.
Altrettanto memorabile la sfilata SS25, tra Alice nel Paese delle Meraviglie e un sogno neorealista: sedie disparate, palle da ginnastica come sedute, tre pianoforti suonati dal vivo da Dev Hynes, mentre i modelli attraversavano lo spazio come personaggi onirici. Un’ode alla bellezza come viaggio, trasformazione, azzardo.
Risso ha anche rifiutato le logiche dell’hype e della celebrity culture, preferendo la costruzione di una comunità vera: tra le muse ricorrenti, Erykah Badu, Tracee Ellis Ross, Paloma Elsesser ma anche amici artisti e performer incontrati lungo il cammino. Un approccio che ha reso il marchio meno “instagrammabile” e più umano.
La sfida di Rogge sarà quella di custodire questa eredità senza diventare sua replica o caricatura. La sua cifra stilistica – ironica, colta, con accenti dada e una spiccata vocazione al re-made – sembra promettere bene, lasciando spazio a un nome di nuova generazione.
In un momento in cui la moda sembra sempre più inglobata dal marketing e dall’intrattenimento algoritmico, l’esperienza Marni sotto Risso è stata una rara eccezione: uno spazio di resistenza emotiva e culturale, dove la forma era sempre anche racconto e statement culturale.
Con l’arrivo di Rogge, si apre una nuova pagina: meno anarchica forse, ma non per questo priva di poesia. Il pubblico di Marni – quello che cercava più un’esperienza che un oggetto – e e gli addetti ai lavori aspetteranno questo debutto con curiosità e attesa.
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