Categorie: Musica

decibel_ascoltati | Bichi / Calika / Lapsed

di - 7 Giugno 2006

Bichi “Notwhitstanding” (CD, Hobby Industries, 2005)
L’etichetta di Opiate pubblica il progetto solista di Tobias Wilner (Blue Fondation) attraverso questo moniker. Progetto intimista con atmosfere laptop da vasca da bagno, molto curato dal punto di vista della resa sonora e della cura dei sample siano essi di provenienza acustica, glitch digitali o parti vocali. Immaginate un Alva Noto dopo un lavaggio al cervello negli uffici della Morr Music, aggiungete un po’ di melodie orecchiabili ed il gioco è fatto. City è gommosa e adolescenziale da ricordare qualcosa dalle parte dei Notwist, mentre Whirl a stream of comfort è puro indie-pop. Si prosegue con debiti riconoscimenti alla fu “electronic listening music” di warpiana memoria e similari come tutto il pezzo centrale del disco in cui le tessiture ritmiche sono ben congegnate dal punto di vista timbrico e sorreggono appieno la struttura delle tracce. Disco piacevole e volendo anche sofisticato a patto di non mandarlo mai due volte di seguito e preferire gli episodi più scuri a livello melodico tipo Clouds e Shoulderblaze al posto del fraseggio nordico-felice inaugurato dai Mùm pochi anni fa e presente in numerosi dei dieci episodi qui contenuti. Se fossi una persona seria direi: “Da ascoltare”.

Calika “Small Talk Kills Me” (CD, Audiobulb Records, 2005)
Etichetta davvero interessante questa Audiobulb. Non fosse il fatto che abbia sede a Sheffield a renderla meritevole di attenzione, è la qualità delle sue produzioni in bilico tra acustico e digitale, tra voci sinuose, chitarre e boutade digitali, a farne un interessante laboratorio sperimentale.
Questo disco in particolare, rappresenta il manifesto perfetto dell’estetica sonora qui inseguita. Lavoro difficile ed in cui è facile perdersi, Simon Kealoha aka Calika, non concede nulla all’ascoltatore e questo alle volte non è sempre un bene. Forse il filo è più da ricercare nell’intera lunghezza dell’album che nelle singole tracce poichè queste mancano di qualsiasi struttura definita. Costruite senza l’ausilio di loop ma semplicemente maneggiando ogni possibile materiale elettrico o acustico –pianoforti smontati, arpe, chitarre e sintetizzatori- i quattordici tasselli qui contenuti sono piccoli bozzetti simili a tele non finite e lasciate lì come suggestioni per l’ascoltatore. Estrema cura formale abbinata ad una voglia di lasciare forti strascichi emozionali che emerge forte in 5/4 Swansong piuttosto che nella jam Calm Laid Her Head to Have a Nightmare. Dimensioni oniriche e subliminale contrapposte al rigore delle strutture predefinite. Bello.

Lapsed “Lapsed” (CD, Ad Noiseam, 2005)
Hip hop strumentale, astratto, glitch hop, chiamatelo come volete. Quello che resta è quel modo di comporre tracce elettroniche basate su una battuta lenta e cadenzata e una furia cut-up a profusione. Qualcosa che nasce con Envane degli Autechre e si sviluppa attraverso artisti come Funkstorung, Lusine, Cephia. Pensate a Timbaland ripassato al frullatore e avrete il mood delle 12 tracce qui contenute. Alcune davvero belle come Beat to Death, autentica cavalcata granulare dai sapori old school. Lapsed al secolo Jason Stevens, riesce con questo secondo album su Ad Noiseam a trasformare l’estetica del glitch già presente sul suo primo lavoro –Twilight– con la voglia di ballare e muovere la testa a tempo e lo fa con una precisione matematica, vedi Fateless Drift o Where were you scritta assieme a Urusai, degna del massimo rispetto da parte di chi apprezza tessiture ritmiche intricate e melodie rarefatte. Forse, l’evoluzione di tecniche come lo scratch ed il cutting è anche in questa capacità di sminuzzare forme d’onda e campioni e voci, rielaborando il tutto con tonnellate di software. Disco indubbiamente non essenziale ma non per questo non godibile.

emiliano barbieri

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audiobulb.com>sito di Audiobulb Records
adnoiseam.net>sito di Ad Noiseam
hobbyind.com>sito di Hobby Industries

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