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Attorno alla Flagellazione di Piero della Francesca | Napoli, Centro Congressi Federico II

di - 12 Maggio 2004

Maestro raro nelle difficoltà dei corpi regolari, e nell’aritmetica e nella geometria”, così Giorgio Vasari definiva il grande Piero della Francesca, che non fu solo pittore, ma anche trattatista, scrivendo di algebra, ne l’Abaco, di prospettiva, nel De Prospectiva pingendi, e nel Libellus de Quinque Corporibus Regularibus, ed ebbe come suo discepolo il matematico Luca Pacioli, autore a sua volta del De Divina Proporzione.
Questi sono stati i temi affrontati in un dibattito svoltosi nell’ambito della rassegna partenopea “Come alla corte di Federico II ovvero parlando e riparlando di scienza”, incentrato sull’analisi di una delle opere di Piero più esemplificative di un uso puntuale della prospettiva, la Flagellazione (oggi al Palazzo Ducale di Urbino) di soli 58×81 cm.
Come sottolineato da Benedetto Gravagnuolo, architetto, la Perspectiva artificialis, anche se già conosciuta dagli antichi in forma empirica, fu introdotta da Filippo Brunelleschi e definita teoricamente da Leon Battista Alberti nel De Pictura del 1435. Si tratta della rappresentazione della realtà tridimensionale su di un piano bidimensionale seguendo regole precise. Secondo Placido Longo, matematico, infatti, Piero fa uso della geometria proiettiva con una tale precisione che oggi possiamo, mediante l’utilizzo del computer, ricostruire gli elementi umani ed architettonici presenti nel dipinto con piante ed assonometrie, a partire da due informazioni fondamentali: la misura della figura umana dipinta fissata dall’Alberti, e la presenza nella pavimentazione di un modulo quadrato. Luigi Maria Ricciardi, matematico, pone l’accento sulla Divina Proporzione di Luca Pacioli, la cosiddetta Sezione Aurea “quale canone di perfezione e grazia sia in architettura, scultura e pittura, sia nella stessa Natura. Il modo più semplice di costruirla è dividere un segmento in due parti tali che il quadrato che ha per lato la parte maggiore abbia area uguale a quella del rettangolo i cui lati sono rispettivamente l’intero segmento e la parte minore”.
Oltre che essere applicata da Piero nella costruzione della Flagellazione, la sezione aurea è presente in numerose opere della storia dell’arte a partire dalle sculture del Partenone, opera di Fidia, passando attraverso “Lo Sposalizio della Vergine” di Raffaello. Proprio sui frontoni del Partenone si sofferma anche il regista Pappi Corsicato che ne traccia l’analogia con la Flagellazione sotto la comune cifra dell’impersonalità: “Piero fu addirittura impassibile, come se aspirasse all’impersonalità dell’idea, piuttosto che all’emozione della rappresentazione”. Leggendo in chiave cinematografica il quadro come fosse un fotogramma, il regista lo mette in relazione con un modo di comunicare alla Quentin Tarantino che in Kill Bill, divide la singola immagine in due parti, nelle quali avvengono due scene contemporaneamente, creando in tal modo “una tensione che velocizza l’andamento degli eventi. Nel caso del dipinto di Piero, la parte sinistra, cioè la flagellazione, potrebbe essere definita in termini cinematografici un flash-back, che qui assume un significato simbolico; nell’altra parte, dove sono Oddantonio e i due cortigiani, vediamo quello che sta succedendo in quel momento, il cui significato più profondo è però depositato nella scena in flash-back”.

francesca della gatta

[exibart]

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  • fantastico, ora Piero ha influenzato anche lo split screen anni '70, papppiiii nun è borotalcoooo, ti fa maleeeeeeee!!!!

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