Lei appartiene alla tribù Ndebele e viene scoperta da
alcuni ricercatori francesi, che nel 1986 la portano a Parigi per dipingere una
casa con l’arte decorativa tradizionale, come ha sempre fatto stendendo vivaci
colori sulle facciate fatte di sterco di mucca e fango. Tre anni dopo, la
consacrazione con l’invito nella storica mostra Magiciens de la Terre, al Centre Pompidou.
Oggi Mahlangu è una star, con biennali e collaborazioni
eccellenti, da Chris Ofili a Sol LeWitt. Madrina dei Campionati
mondiali di calcio del Sudafrica, è la testimone eccellente di un’arte che dal
villaggio tribale giunge nelle città d’Occidente, senza snaturarsi ma
traducendo il supporto: dai muri alla tela. Le composizioni possono evocare i
lavori di Piet Mondrian o Frank Stella, di Sol LeWitt o David Tremlett, ma Esther Mahlangu cita soltanto se stessa.
Nel bel film che gli dedica Sarenco, racconta come i suoi ritmi siano quelli di un’artigiana,
una piccola imprenditrice di villaggio. Il suo rapporto con la pittura è
semplice, di tipo decorativo, ma di grande potenza visiva. Occorre più della
semplicità per ottenere composizioni così; occorre avere un linguaggio,
possedere e gestire una grammatica del colore.
Nelle grandi tele in mostra, circa trenta, si dispiega un
caleidoscopio fatto di possibilità cromatiche che sono il retaggio di una
storia tribale, il segno che anche la “pittura” appartiene a un universo
culturale al quale appartengono il linguaggio dei bonghi, la tradizione orale,
la danza, la religione. È interessante notare come, a differenza dei quattro
astrattisti occidentali sopra citati, Mahlangu realizzi a mano le bordature
nere che dividono i campi cromatici. Il linguaggio astratto, che l’arte del
Novecento si è guadagnata lottando, vive in queste tele nella sua più naturale
e spontanea originalità.
L’astrazione geometrica di Mahlangu è interamente eseguita
a mano: le rette non sono perfettamente dritte e le campiture non sono
perfettamente stese. Si sente la mano prima che il concetto. È uno squillo di
trombe cromatiche che contrasta con la serafica figura dell’artista, seduta su
una sedia in un salone, a firmare i cataloghi, a dispensare pacati sorrisi,
mentre grossi anelli dorati (anziani quanto lei) le pesano al collo e ai
polpacci.
Anche ciò è il retaggio di un preciso senso della bellezza
e della sua decorazione, che a noi appare anche il simbolo involontario del
giogo di un intero continente.
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Mahlangu
per Why Africa?
Alla
prima Biennale di Malindi
In
collettiva a Frascati
nicola davide
angerame
mostra visitata il 7 ottobre 2010
dal 7
ottobre al 15 dicembre 2010
Esther Mahlangu – Regina d’Africa
Franco Riccardo Artivisive
Piazzetta Nilo, 4 (zona centro storico) – 80121 Napoli
Orario: da lunedì a venerdì ore 15.30-20
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel./fax +39 0815444300; info@riccardoartivisive.it; www.riccardoartivisive.it
[exibart]
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