All’ultimo piano del Maschio Angioino iniziamo il nostro viaggio nel liberty napoletano.
Col nome liberty si designa un indirizzo di gusto relativo all’architettura e alle arti figurative applicate che può essere situato cronologicamente tra la fine dell’ottocento ed il primo Novecento; interessa tutte le categorie del costume: dall’urbanistica all’edilizia, dall’arredo urbano e domestico all’arte figurativa, dall’abbigliamento alle suppellettili, dall’ornamento personale allo spettacolo. Un fenomeno tipicamente urbano che nasce nelle principali capitali europee e si diffonde progressivamente in provincia.Si diffuse in tutta Europa ed anche in America, assumendo nomi diversi a seconda del paese: liberty(Inghilterra), art nouveau(Francia), Jugenstil(Germania, Austria), floreale (Italia e Spagna). Il termine Liberty, usato anche in Italia, deriva dal nome di una ditta inglese fondata da Arthur Lasenby Liberty, nel 1875, che verso la fine del secolo diffuse prodotti conformi alla nuova tendenza. A Napoli, come nel resto della nazione il liberty arriva in ritardo, infatti la prima opera che può essere ritenuta tale è un autogarage a Mergellina del1903. Sergio Riccio, napoletano,fotografo di particolare sensibilità e di nota bravura, compie un lavoro certosino, durato quasi 4 anni: un vero e proprio censimento dello stile floreale, presente nella città di Napoli, in un allestimento sobrio ed elegante, che invita ad un percorso mirato e studiato. Sessantacinque foto, in uno stupendo, quanto fantasmagorico bianco e nero, dove è riduttivo identificare la miriade di sfumature che vengono fuori, solo con questi colori. Le fotografie sono proposte in due formati, studiati e ricercati anch’essi a seconda del soggetto e quindi subordinato al discorso dell’artista, e a sentirlo parlare ogni foto è una piccola creatura a cui si è data la vita, in un discorso fotografico particolareggiato, anche perché a Napoli, il liberty si innestò nella produzione ottocentesca senza nessuna rottura. Alcuni architetti dell’età umbertina, infatti furono i migliori autori dell’edilizia floreale, e Riccio li sottopone al nostro sguardo, tutti, anche quelli che a volte sono negati, dall’ abitudine che diventa indifferenza, o semplicemente perché proprietà privata.
Ma Riccio non trascura di raccontare Napoli e allora ci si può fermare a guardare la foto della salumeria di vico S. Anna di Palazzo, dove con un gioco di specchi si è rimandati alla tradizione del presepe napoletano, dove c’è la memoria di un luogo, della gente, della vita dei vicoli, la storia di una città crocevia di popoli da sempre, sia pure raccontata da un’insegna di negozio, o quella del laboratorio di Gay Odin a via vetreria, oppure le semplici statuine di terracotta in una casa napoletana.
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Carolina Guadagni
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L'articolo è, nonostante le foto non siano particolarmente intonate con il contenuto, molto bello. Rende l'idea del tempo che inesorabilmente, ci sfiora, delle mode, che passano e dell'uomo che, nel bene e nel male, si rende protagonista....
Ottimo l'articolo di Carolina sul Liberty.
Complimenti. L'associazione che presiedo organizza mostre, conferenze e concerti. Se vorrete ricevere i nostri inviti per noi sarebbe un piacere. Fateci sapere. Cordiali saluti.