Nella prima, non ci fu nessuna presenza statunitense , sebbene si fosse pensato agli Stati Uniti come prima sede: questo perche’ gli sponsor francesi convennero che ogni oggetto esposto dovesse essere in “stile moderno”e Herbert Hoover, il Segretario del Commercio, declino’ l’invito su consiglio dei piu’ importanti esponenti del mondo artistico, i quali lo convinsero, che negli Stati Uniti non esisteva un vero e proprio moderno design; costoro non avevano considerato il lavoro di F.L.Wright e di R. Neutra, ma non erano, in realta’, molto distanti dal vero. Nei 15 anni successivi, un gruppo di designers americani, nel tentativo di creare un stile appropriato al ventesimo secolo, e anche alla nuova architettura che stava nascendo, produssero una serie di lavori che alla fine modificarono le forme e il carattere degli oggetti della vita quotidiana e dell’ambiente domestico. Questi autori, provenienti dal mondo dell’arte, del teatro e della pubblicita’, cominciarono a collaborare con le grandi industrie ansiose di espandere il loro mercato; presero, dunque, confidenza con il mondo del design, indroducendovi una forte originalita’, dovuta anche al loro specifico background.
L’esposizione traccia la storia dei loro progressi, facendoci capire molto anche dei cambiamenti sociali, economici e, quindi, estetici di quegli anni; fa riferimento, in particolare, ai tre principali orientamenti del design del periodo: la tradizione dell’art deco’ francese, con il suo ricco ed opulento decorativismo, che molto fu applicato negli arredi e negli oggetti di uso domestico della nuova architettura dei grattacieli; la corrente che fa riferimmento alla scuola tedesca della Bauhaus, al suo geometrismo, sviluppatasi soprattutto dopo la crisi del ’29 che porto’ un grosso cambiamento nelle abitudini di vita americane; quella, infine, che volendo riflettere il dinamismo del ’20 secolo, celebra, riproponendole, le linee aereodinamiche delle locomotive (streamlining), meglio identificandosi con lo spirito originale dell’America.
Sono esposti circa 150 oggetti tra arredi, orologi, servizi da te e da tavola, lampade, tappeti, posters etc., provenienti sia dalla collezione del Museo sia dalla collezione di C. Waddel, uno dei maggiori benefattori del Museo; questi oggetti furono creati dalla prima generazione degli industrial designers americani: compaiono nomi come Norman Bel Geddes, Donald Deskey, Henry Dreyfuss, Paul Frankl, Raymond Loewy, Eliel Saarinen, Walter Dorwin Teague, Walter von Nessen, Russel Wright e altri.
L’esposizione e’ affiancata da una seconda mostra, minore, “Un secolo di Design – Parte II: 1925-1950”, in cui maggior peso viene dato ai cambiamenti sociali, economici ed estetici avvenuti dopo la crisi del ’29, con la ricerca di un maggior rigore nelle forme, di un design piu’ semplice ed economico, con il ritorno a materiali naturali, dovuto non solo alla Bauhaus, ma anche alle tendenze organiche che si stavano sviluppando in Scandinavia e diffondendo mondo.
Il materiale e’, anche in questo caso, organizzato in ordine cronologico, correttamente illuminato e supportato da pannelli didattici sufficientemente esaustivi: e’ evidente che l’allestimento non e’ stato curato ricercando effetti particolari, ma sicuramente il materiale e’ molto interessante e offre una chiara, sebbene non esaustiva, idea della situazione del design americano di quel perioro.
Come di consueto, il MET ha organizzato una serie di iniziative culturali di approfondimento delle tematiche trattate nella mostra, di cui si possono avere precise notizie visitando il sito web: sono, in particolare, da segnalare una serie di visite guidate dell’architettura di New York di quegli anni, con programmi particolarmente intensi ed interessanti.
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