02 novembre 2005

Palazzo Grassi ? Sarà così !

 
Il magnate Pinault ci ha messo i milioni di euro e le centinaia di opere della sua sterminata collezione d’arte contemporanea. Ma il coordinamento culturale ce lo deve mettere lui. Jean-Jacques Aillagon, ex ministro della cultura della Repubblica Francese, è il consulente artistico del nuovo Palazzo Grassi appena venduto dalla Fiat...

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Signor Ministro, lei è al centro dell’attenzione dei media, in Francia e all’estero. In primo luogo, recentemente –aprile 2005– ha assunto la direzione di TV5 Monde, poi è arrivato l’annuncio della sua nomina a direttore artistico di Palazzo Grassi. Come considera questa responsabilità?
Essendo direttore generale di TV5 Monde dal 6 aprile scorso, non posso assicurare la direzione artistica di Palazzo Grassi. Ho comunque accettato di svolgere, accanto al nuovo proprietario François Pinault, un ruolo di consulente sulle scelte artistiche, in particolare per la programmazione. In entrambi i casi si tratta di promuovere il principio della difesa della diversità culturale. TV5, canale francofono multilaterale e internazionale, illustra in oltre 200 paesi una scelta di differenziazione audiovisiva, un’offerta di qualità, aperta alla diversità culturale del mondo. A Palazzo Grassi si tratta di affermare l’apertura dello spazio culturale europeo, l’apertura alla creatività internazionale, la disponibilità a interrogarsi in maniera critica sulle grandi civiltà. Per un ex ministro della cultura e delle comunicazioni sono obiettivi appassionanti.

La scelta di Venezia, e in particolare di un Palazzo sul Canal Grande, da cosa deriva?
Per François Pinault è una sorta di omaggio a una grande città d’arte, a una città di cultura, luogo d’espressione di manifestazioni culturali importanti, come la Mostra del Cinema o le Biennali d’arte e di architettura. Questa scelta garantisce anche un contatto con un pubblico esperto ed esigente proveniente dal mondo intero. E anche una scelta che rende manifesto il riconoscimento del formidabile lavoro che, nel corso degli ultimi vent’anni, è stato compiuto dallo staff di Palazzo Grassi. Grazie a persone come Pontus Hulten o Paolo Vitti, che hanno saputo renderlo uno dei luoghi di riferimento per le grandi mostre. La tradizione è solida. Il futuro è aperto.

Ha già un’idea della programmazione?
François Pinault annuncerà i suoi progetti a breve. A Venezia. La programmazione, in confronto a quella di epoca Fiat, segnerà un’apertura all’arte contemporanea. Si baserà sulle risorse della sua vasta collezione. D’altra parte, esplorerà anche il XX secolo, il secolo della modernità. Continuerà a sondare le grandi civiltà e in particolare i grandi momenti d’incontro fra la civiltà europea e gli altri mondi.

Come sarà composto lo staff del nuovo Palazzo Grassi?
Lo staff sarà composto per assicurare il perfetto funzionamento del Palazzo, nonché la qualità della sua attività di accoglienza del pubblico. Quanto alla programmazione, inviteremo i curatori in funzione delle mostre. Così sarà garantito il livello internazionale e l’arricchimento permanente dei punti di vista.

Valorizzerete le professionalità locali ?Un ritratto di Jacques Aillagon
Pinault intende basarsi sulla competenza degli specialisti italiani e in particolare veneziani. Auspichiamo una stretta collaborazione con i responsabili dei musei di Venezia.

Inizialmente la collezione Pinault doveva essere installata sull’isola Seguin, su una superficie di 33.000 mq, mentre Palazzo Grassi ne concede soltanto 2.500 di spazi espositivi. Prevede di apportare modifiche o ampliamenti del sito? Ha già progetti precisi di pianificazione? Oppure aprirà un altro sito in Europa?
E auspicabile un ampliamento del Palazzo sullo spazio del Teatrino. Radoppierebbe la superficie degli spazi espositivi e permetterebbe un’apertura permanente di Palazzo Grassi. Inoltre il sindaco Cacciari ha chiesto a François Pinault di pensare all’utilizzo di Punta della Dogana. Detto ciò, Palazzo Grassi non ha la vocazione a essere un luogo di presentazione permanente e statica di una collezione. In effetti, Pinault si è impegnato a mantenere la vocazione del Palazzo come luogo di mostre temporanee. La collezione quindi circolerà, con mostre tematiche, fra Venezia e altri siti in Europa, specie in Francia, che potrebbero essere associati ad una ideale «rete Pinault».

Da Fiat a Renault… Un lungo percorso finanziario, amministrativo ma anche mediatico. Ex ministro della cultura e della comunicazione francese (2002-2004), il suo mandato si è contraddistinto soprattutto per l’approvazione della «legge sul mecenatismo», che incoraggia i collezionisti francesi a conservare le loro collezioni nell’Esagono. La «fuga» della collezione Pinault verso Venezia non rappresenta un paradosso rispetto a quella politica?
Non si tratta di una fuga, ma di una scelta pragmatica e intelligente. Venezia è in Europa. Quindi non facciamoci ingannare da argomenti nazionalistici. In futuro, quando oltre a Venezia ci sarà un sito francese, si vedrà disegnarsi in maniera concreta un nuovo modo di esprimere l’Europa della cultura tramite la circolazione delle opere, degli artisti, dei progetti, del pubblico. Detto ciò, sono lieto di aver fatto votare la «legge Aillagon» il 1° agosto del 2003. Essa crea in Francia condizioni favorevoli al mecenatismo. Ha già prodotto buoni effetti, specie per l’arricchimento delle collezioni nazionali. Bisogna farne un uso ancora più ampio.

Cosa pensa della scarsa rappresentanza francese quest’anno in mostra alla Biennale di Venezia?
Ne sono infinitamente triste e deluso. Gli artisti francesi subiscono un ostracismo ingiusto e miope. Ce ne sono di grandi, eccellenti e profondi. Mi piacerebbe che si imparasse a conoscerli meglio, a considerarli di più; che si smetta di cedere a un diktat internazionale banalizzante. In questo senso, saluto con piacere l’iniziativa del Guggenheim, che valorizza la forza del lavoro di un Daniel Buren. Altri artisti meriterebbero la medesima attenzione.

Pensa a una collaborazione fra Palazzo Grassi e la Biennale?
A partire dalla Biennale del 2007, la programmazione di Palazzo Grassi sarà in consonanza con quella della Biennale. François Pinault farà in modo che la mostra presentata in quel periodo inviti a uno sguardo più ricco sull’arte del secolo. Per il 2005 i tempi troppo stretti rendono la cosa impossibile. E un peccato. Ma è solo un rinvio.

intervista a cura di sylvie jaumes
(traduzione dal francese di marco enrico giacomelli)

[exibart]

2 Commenti

  1. Pinault deve evadere un pò di tasse. Quale posto più idoneo di Venezia? Come i Guggenheim del dopo guerra! Porcherie da pochi soldi valutate centinaia di milioni di dollari.

  2. Fuuuuuuuuuuurbo Pinault, si fa un sacco di pubblicità dicendo che crea un grande museo sull’iles Seguin (senza tirare fuori un eurino), e si fa dare Palazzo Grassi da Cacciari!

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