07 luglio 2008

fino al 31.VIII.2008 Gregor Schneider Roma, Macro

 
Claustrofobia, angoscia, oscurità. Un labirinto speculare, popolato dai fantasmi della nostra coscienza. Con ingressi nascosti che permettono l’accesso a nuove prospettive...

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La claustrofobia, intesa come insofferenza morbosa, è una sensazione patologica di paura o di angoscia, eccessiva e irrazionale, indotta dai luoghi chiusi. Se generalmente sono gli ascensori, i sotterranei o i tunnel a provocarla, Gregor Schneider (Rheydt, 1969), uno degli artisti più enigmatici dell’arte contemporanea, si concentra sulla ricostruzione e rappresentazione maniacale dei propri spazi domestici, che ha trasformato progressivamente dal 1985 a oggi.
Il nucleo del suo lavoro artistico si è focalizzato sull’incessante riforma interna di una costruzione popolare di Rheydt -la cosiddetta Casa Ur-, diventata gradualmente un luogo di grande impatto emotivo e psicologico. Stanze all’interno di altre stanze, muri che chiudono altri muri, soffitti che scendono e si innalzano continuamente e pavimenti che spariscono o si creano dal nulla. Strati dopo strati, entrate nascoste che permettono l’accesso a nuove prospettive o porte invalicabili che originano un’angoscia universale.
Se, secondo il filosofo danese Søren Kierkegaard, la dimensione esistenziale dell’uomo è segnata dall’angoscia -nata da un rapporto inadeguato dell’uomo con il mondo- e dalla disperazione generata da un rapporto inquieto dell’uomo con se stesso, l’artista tedesco, concentrandosi sull’idea di doppio come motivo conduttore di tutta la propria produzione, ha creato una suggestiva installazione per la personale al Macro. “Uno stesso ambiente si rispecchia nella sua immagine capovolta, generando lo sconcerto per una perdita di equilibrio, una ripetizione che non ribadisce mai anzi insinua sospetti e dubbi, che si soffermano più sulle assenze che sulle presenze”, Gregor Schneider - High Security and Isolation Cell No. 2 - 2007afferma Danilo Eccher in catalogo. Una sorta di labirinto speculare, popolato da corpi-manichino, fantasmi della nostra coscienza, che sconvolge qualsiasi possibilità di stabilità fisica o psicologica nello spettatore.
Un video con cui presenta le stanze interne e parti praticamente inaccessibili della sua casa nella regione del basso Reno e la completa oscurità di tutto il percorso rende la visita una vera introspezione nelle nostre paure più intime, nella nostra precarietà ineluttabile, dominando uno smarrimento percettivo che potenzia la nostra fragilità esistenziale. Una inquietudine incrementata quando, nell’intento di fuggire, s’intravedono porte appena percettibili, tenuemente distinguibili per l’illuminazione interna, che ossessionano la curiosità.
Alcuni ambienti domestici -che dal 1990 l’artista ha cominciato a riprodurre presso spazi espositivi e che contemporaneamente “spariscono” dalla casa tedesca- come il bagno e la camera da letto dei genitori, insieme alla riproduzione di una cella di isolamento, ispirata alle gabbie del carcere di Guantánamo di Cuba, attendono al di là delle soglie. E, in questo caso, la decisione diventa compito e responsabilità di ogni singolo visitatore: varcare l’ingresso potrà assicurare una calma intellettuale dove potersi rifugiare oppure evidenziare le nostre insicurezze più nascoste.
Per restare ognuno chiuso nella propria solitudine, di fronte a se stesso, senza alcuna guida razionale che possa orientare le scelte quotidiane o liberarci delle nostre ossessioni.

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mostra visitata il 15 giugno 2008


dal 29 maggio al 31 agosto 2008
Gregor Schneider
a cura di Danilo Eccher
MACRo – Museo d’Arte Contemporanea di Roma
Via Reggio Emilia, 54 (zona Nomentana-Porta Pia) – 00198 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 9-19
Ingresso: € 1
Catalogo Electa
Info: tel. +39 06671070400; fax +39 068554090; macro@comune.roma.it; www.macro.roma.museum

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