17 febbraio 2010

in fumo_interviste Il Misfatto

 
Firme eccellenti per una satira feroce, libera, settimanale. Il Fatto Quotidiano presenta un nuovo inserto domenicale nel quale saranno raccontati con testi e vignette i “misfatti” del nostro paese...

di

Non ci sono classificazioni o appartenenze politiche
predefinite dentro Il Misfatto. L’obiettivo del nuovo inserto di satira e maldicenze de Il
Fatto Quotidiano
,
che uscirà ogni domenica a partire dal 21 febbraio con 8 pagine a colori su
sfondo grigio, è di proporre una satira “cattiva”. E quindi efficace.
Capace di far sorridere e riflettere sugli eccessi di questa nostra Italia. La
presentazione ufficiale è in programma domani, giovedì 18 febbraio, al Teatro
Quirino di Roma. Parteciperanno Carlo Verdone (che firmerà il paginone centrale
del primo inserto), Flavio Oreglio, Marco Presta, Bebo Storti, Antonio
Padellaro, Dario Vergassola e Marco Travaglio (che chiuderà la serata) insieme
a tutta la redazione de Il Fatto. Insieme a loro anche Luca Telese e Stefano Disegni,
coordinatori del progetto insieme al direttore responsabile Roberto Corradi,
che ci racconta così questa nuova esperienza.

Cos’è Il Misfatto?
Il giornale nasce con l’obiettivo di andare al di là della
realtà, quando possibile, cercando d’interpretare come e cosa sarebbe
plausibile succedesse nell’Italia del 2010. E per dare spazio agli aspetti più
grotteschi di questo paese, che poi sono la maggioranza, serviva qualcosa di
diverso. Raccontiamo quindi “il misfatto” della settimana. Proponendo notizie create,
ingigantite o riprese da assurdità che riteniamo essere verosimili.

La scelta del titolo, che ha un proprio significato
lessicale e riprende anche quello del quotidiano, è stato il primo a cui avete
pensato?

In realtà abbiamo valutato una rosa di nomi capaci di
creare giochi di parole con la nostra testata. Poi ho proposto Il Misfatto, e questo ha trovato tutti
d’accordo. Anche perché rappresenta bene il senso di quello che stiamo facendo.
Carlo Verdone in un'illustrazione di Emanuele Fucecchi
Come sarà Il Misfatto
? Ci sarà spazio sia per le
vignette sia per i testi satirici?

Avremo vignette, strip e testi. Centriamo il tema nelle
prime pagine, poi lo sviluppiamo nelle rubriche.

E i collaboratori?
Ci sarà Stefano Disegni. Ma ci fregiamo anche di autori
come Donald Soffritti, di scuola Disney. Ed emergenti come Portos e Maurizio Di
Bona, conosciuto come The Hand, cui sono affidate le testatine delle varie
rubriche. Nel paginone centrale ospiteremo sempre una firma illustre. E in
questo primo numero ci sarà quella di Carlo Verdone, cui è affidato il compito
di raccontare il tema centrale.

Un tema che è possibile anticipare?
Ciò che possiamo dire è che affronteremo la questione del
rapporto coi fan…

Altre collaborazioni?
Enrico Bertolino, ad esempio. E, come lui, molti altri.
Tutti amici de Il Misfatto che parteciperanno saltuariamente. Dall’altra parte,
invece, potremo contare su alcune presenze fisse: da Dario Vergassola a Marco
Presta fino a Bebo Storti e Flavio Oreglio.
La testata de Il Misfatto
Il Misfatto
sarà quindi un contenitore nel quale
confluiranno anche personaggi televisivi?

Cerchiamo di dar spazio a quei talenti che la voce o ce
l’hanno ancora, o ce l’hanno avuta in ambiti diversi. La televisione, ora, non
si può considerare un luogo naturale dove ospitare attori comici o satirici. In
tivù non c’è più niente. Resta solo la finta satira di Striscia la notizia, che fa ridere solo loro che la
fanno.

In un passato non molto lontano, la critica sociale
passava attraverso la satira. E molte testate satiriche, indipendenti o inserti
che fossero, sono sparite dalle edicole. Quello de Il Misfatto
è un atto di coraggio o
qualcosa di più? E oltre che il sostegno dell’editore, potete contare anche su
quello della redazione del quotidiano?

Difficile pronunciarsi sulle esperienze vissute da altri
giornali. Da Cuore
a Comix, beh, ognuno
ha avuto una storia a sé. Noi cerchiamo di essere qualcosa di diverso dal
resto. Mantenendo saldi i punti fondanti della satira, cioè la cattiveria e
l’anarchia, ci proponiamo ai lettori. La redazione del Fatto, poi, è composta
soprattutto da giovani. E la facilità di coinvolgere i giornalisti è per noi
una bella risorsa. Le riunioni sono sempre “allargate”, e chi vede
quotidianamente ciò che accade nel paese ha la capacità di capire dove stiamo
andando. Il passaggio successivo verso l’irrealtà è una conseguenza naturale.
Marco Travaglio
Penso agli editoriali di Marco Travaglio. Anche quelli,
alla fine, si collocano in una posizione di mezzo tra la cronaca e la satira…

Travaglio ha capito che stavamo andando verso un crinale
spiacevole. E l’unico modo per descrivere questa nostra condizione è
evidenziare il surreale. Se si vuole raccontare una cosa orrenda a qualcuno,
beh, è importante coinvolgerlo catturando il suo interesse. Noi de Il
Misfatto
sposiamo
appieno questa idea.

Quindi qual è il ruolo della satira?
In questo mondo c’è da inventare poco. Semmai possiamo
“rubare” da quello che accade.

Spiegaci meglio.
Mi immagino questa situazione come un “poster”. Ecco, il
ruolo della satira è di indicare l’angolino che altrimenti nessuno vedrebbe.

Esiste una distinzione fra satira di sinistra e satira
di destra?

Se una distinzione esiste è perché la destra è in grado di
“mostricizzare” le cose. L’impressione è che a volte si prenda troppo sul
serio. Così viene passata come satira di sinistra l’altra. Quando in realtà, a
mio parere, una satira di sinistra (e così probabilmente ci etichetteranno)
forse neppure esiste. Non ci importa di niente e nessuno. Quello di cui
vogliamo parlare lo metteremo in pagina. In questo senso non abbiamo né ancore
né collocazioni. Tutto, poi, dipende dagli occhi di guarda.
Strip di Donald Soffritti dal primo numero de Il Misfatto
Dopo il caso di Alessio Spataro e della sua Ministronza
, criticata unanimemente da
maggioranza e opposizione, ritieni che questa classe politica sia capace di
riconoscere la satira?

Questa classe politica non è in grado di fare nulla. Ormai
non parla neppure a se stessa. Piuttosto parla di se stessa. È fuori dal paese
e non interpreta più neppure il gioco delle parti. L’obiettivo che va
riconosciuto a Berlusconi è che, in questo contesto, fa la sua parte. Se
fossimo in un film e gli dovessimo individuare un ruolo, beh, lo avrebbe
interpretato nel modo migliore. Vedi, spesso guardo il David Letterman Show. Lì, ad esempio, è tutto diverso:
ci sono posizioni più edulcorate rispetto alle nostre; ma sono anche molto
nette. Repubblicani e democratici hanno ciascuno la propria identità. E non si
trova questa amalgama melliflua italiana. Qua bisogna a tutti i costi
dimostrarsi super partes.

Il Misfatto è un progetto a termine?
Potenzialmente illimitato.

Qualche avvertenza?
Visto che usciamo la domenica, una raccomandazione alla
classe politica: se riescono a fare i casini migliori entro venerdì, ci fanno
un favore. Perché se dovessimo rimpaginare il sabato, questo ci creerebbe
qualche disagio…

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