16 aprile 2010

fino all’1.VIII.2010 Paolo Canevari Prato, Centro Pecci

 
Aquile da araldica, cani minacciosi, pistole dalla canna fumante, carri armati di gomma, Gesù Cristo senza braccia. Un ironico e terribile ensemble d'immagini svela l'aspetto mutevole del nostro presente...

di

L’azione centrale di Paolo Canevari (Roma, 1963; vive a Roma e New
York) – radicata nelle intuizioni, nelle tecniche e nelle materie a cui è
ricorso nel tempo – è di tipo semiotico: dimostrare come ogni immagine, tramite
un lieve spostamento di senso e quindi d’interpretazione, possa divenire
indifferentemente simbolo di vita o di morte. Il titolo della personale, Nobody
knows
, è il riflesso diretto di tale
incertezza cognitiva; come ad affermare che in qualsiasi presente nessuno
conosce, a meno di non renderlo convenzione o imposizione, il significato
ultimo dei segni.
Si consideri la recente serie Globes, utilizzata da emblema sui
manifesti e nella copertina del catalogo. Seduto sul mondo – un mondo semiserio
composto di gomma da strada – l’uomo mantiene l’equilibrio soltanto se
seleziona un punto d’appoggio tra infiniti altri, Paolo Canevari - Jesus - 1999 - scultura di legno del XVIII secolo, pneumatico - courtesy l'artistacon la coscienza che tale
scelta, a metà fra l’arbitrario e l’aleatorio, si svilupperà quale base fissa
per prospettive e definizioni (contro al naturale e continuo roteare della
sfera).
Nel sentore di relatività Canevari, oscillando tra le
definizioni artistiche degli ultimi decenni e trattando anch’esse al pari di
tasselli variabili di un gioco, spinge sino ai limiti il carattere paradossale
dell’attualità. Processo che si concretizza ad ampio raggio ma con coerenza
nelle sale del Centro Pecci, attraverso il ricorso a un elemento costante, cioè
lo pneumatico, indice di varie dinamiche odierne, tra cui la mobilità, il
consumo, l’inquinamento e il commercio. Il composto industriale è usato come
materia per numerose opere, dallo sbracciato Jesus con tanto di aureola nera alla
forca dell’impiccato tramutata in altalena Hanging Around, dai modellini del Colosseo
eventualmente in fiamme alla ripetizione oscura di omini attaccati sulle
pareti.
Completano l’effetto altre idee d’impatto quali la serie
video – che comprende l’acquisizione MoMA Bouncing Skill, un ragazzo che palleggia con un
teschio -, la bomba psichedelica Little Boy, la riproposizione in forma di
disegno, graffito e scultura dei simboli imperiali romani (perché anche il
passato, in primis quello fascista, ha partecipato alla manipolazione dei
segni).
Paolo Canevari - thANKS - 2009 - gomma di pneumatico su legno - courtesy l'artista
Il rapporto fra il Centro pratese e Canevari non è cosa
nuova, ma ha origine ventennale. Risale a quando – in occasione del progetto Small
Medium Large: Lifesize,
uno dei primi corsi italiani per curatori d’arte contemporanea – il
museo acquistò, insieme ai lavori di altri artisti, l’opera Ombre. Partire da quel nucleo e
proporre oggi una personale, come avvenne lo scorso anno per Loris Cecchini, è un’azione che persegue il
doppio scopo di esaltare la lungimiranza dell’investimento iniziale e la
qualità di quella generazione artistica nostrana, che giunge adesso alle soglie
della maturità.

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matteo innocenti
mostra visitata il 20 marzo 2009


dal 20 marzo al
primo agosto 2010

Paolo
Canevari – Nobody knows
a cura di Germano Celant
C.Arte – Centro per
l’Arte Contemporanea Luigi Pecci – Spazio Collezione
Viale della Repubblica, 277 – 59100 Prato
Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-19
Ingresso:
intero
€ 5; ridotto € 4
Catalogo Electa
Info: tel. +39 05745317; fax +39 0574531901; www.centropecci.it

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7 Commenti

  1. Quando un artista oggi è a corto di idee, problema che forse affligge Canevari da molto tempo (anche se per un po’ ha avuto ottime idee altrui, vedi il ragazzino che palleggia col teschio che ricorda un po’ troppo, senza però voler fare volgari riferimenti personali, il capolavoro di Marina Abramovic “Balkan Baroque”), quando, insomma, il nostro povero artista in crisi si ritrova con pochi spunti creativi, ha però, sempre e comunque, un’ottima soluzione di repertorio: prende una bella immagine sacra o legata comunque alla religione, al culto, alla liturgia cristiana e in particolare cattolica(da Cristo al papa, anche se ovviamente non sono la stessa cosa…), la mette lì, ci gioca un po’ ed è fatta, un’aureola di copertone e via, tutti contenti e (forse)provocatori quanto basta. Però, ci si può chiedere, questo non potrebbe essere invece il segno che la potenza iconica, allusiva ed evocativa, che il nucleo vitale di quelle immagini legate a un millenario sostrato storico e a un secolare sistema di simbolico, che la forza della loro capacità metaforica e di suggestione è ancora ben viva (nonostante tutte le trasformazioni e le crisi storiche e sociali della fede e del pensiero), mentre la capacità creativa di certi artisti contemporanei è tristemente sgonfia come un copertone usato e dal battente liscio? Ah… saperlo…saperlo…

  2. errata corrige:
    “a un secolare sistema di simbolico” si deve leggere ” a un secolare sistema simbolico”, grazie.

  3. Le opere di Canevari esposte al Pecci, rappresentano una sorta di “manierismo concettuale” stile anni ’60’ – non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Quanto alla scelta di materiale e nettezza di forme, riecheggiano, in qualche modo, l’opera dell’eclettico e solare artista pugliese Pino Pascali.Vedasi, la serie delle armi ed altre opere di grande impatto visivo. Il problema serio, è che il museo pecci non è in grado di realizzare un proposta culturale originale e coinvolgente che vada oltre i pochi addetti ai lavori di destra e di sinistra.
    Savino Marseglia

  4. “Partire da quel nucleo e proporre oggi una personale…è un’azione che persegue il doppio scopo di esaltare la lungimiranza dell’investimento iniziale e la qualità di quella generazione artistica nostrana”.
    Loro si comprano, si appoggiano, si celebrano e questa la definiamo “lungimiranza”?
    Un sistema autoreferenziale e “interessato” sarebbe segno della qualità artistica nostrana?
    Di nostrano ci rimane solo il salame!

  5. Per Guglielmo. Hai ragione, qundo gli artisti sono a corti di idee, guarda caso, espongono nel povero e patetico Museo Pecci di Prato

  6. Non solo gli artisti sono accorto di idee, ma è soprattutto il museo pecci che pecca in iniziative interessanti e proposte valide sul piano dell’arte e della cultura.

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