Categorie: Opening

La carne e il sospiro

di - 27 Luglio 2018

Oggi ho consegnato l’articolo che state leggendo in ritardo. Avevo previsto, infatti, di occuparmi d’altro al mio arrivo a Catania. Eppure la visita fatta ieri alla Fondazione Brodbeck mi ha indotto a un repentino cambio di programma. E a scrivere subito delle due mostre in corso. Divise nello spazio, accomunate dalla capacità di generare una grammatica e una sintassi di deflagrante potenza evocativa tra linguaggi che più eterogenei non potrebbero essere. Mi riferisco alla personale di Giovanni Iudice, “Esegesi”, e alla collettiva “Luoghi dove la poesia è possibile”, costruita intorno a un omaggio a Jan Vercruysse (morto lo scorso febbraio), con opere dello stesso insieme a quelle di Günther Förg, Piero Guccione, Francesco Lo Savio, Urs Lüthi, Christoph Meier, Carmelo Nicosia .

Ho pensato, prima di scrivere queste righe, al titolo per la pagina odierna del mio diario siciliano. E mi è venuta subito in soccorso una poesia dell’indimenticabile Alda Merini, “La carne e il sospiro”, appunto. E, più ancora, mi ha spinto a questo “prestito letterario” un passaggio della poesia:

Prima della poesia viene la pace,

un lago sempiterno e pieno

sopra il quale non passa nulla,

neanche un veliero;

prima della poesia viene la morte,

qualche cosa che balza e rimbalza

sopra le acque

Sì è proprio vero, prima della poesia viene la morte. E lo sa bene un artista come Iudice che, nel grande dipinto in mostra “Solaris 3” (nella foto in home), svela subito la sua “sicilianitudine” in quel senso siciliano per la morte che non c’è verso di esorcizzare. Il dipinto è una grande spazio aperto, una marina nella quale si affacciano bagnanti, ora dipinti con effetti iperrealistici ora evanescenti come una presenza fantasmatica che sembra rigurgitata dalle pagine di Isabel Allende. Forse un’avvertenza andava affissa all’inizio del percorso espositivo: non lasciatevi ingannare dalla perizia tecnica, talvolta stressata ai limiti dell’inverosimile, di Iudice. E ancora: non lasciatevi sedurre dalle sirene dei flutti e delle spiagge d’incanto dell’isola. Perché, a una lettura più approfondita, i granelli delle dune assomigliano più a una colata di cemento che sembra inghiottire l’umanità raffigurata da una “soggettiva” ad alta quota, presa dall’alto dall’artista. E, più ancora, è inquietante il mare solcato, pennellata dopo pennellata, su una tela cruda che non rivela tracce di preparazione. Perché, come sintetizza efficacemente il curatore della mostra Gianluca Collica, si tratta di uno specchio di mare che “a uno sguardo più attento, perde quel senso di trasparenza a cui la pittura sembrava alludere per divenire da vicino materia dissolta, pelle di un mostro marino”. Probabilmente è proprio così, pelle di un mostro marino che, ormai da tempo, inghiotte vite umane trasformando il Mediterraneo in una gigantesca bara liquida. D’altronde l’impegno civile su temi e problemi di stretta attualità connotano l’attività di Iudice tanto quanto la sua pittura. Che da queste ultime prove in mostra (oltre alla grande tela citata, figura anche un corpus nutrito di disegni e studi) tradisce un ulteriore upgrade del suo percorso di ricerca, attraverso una sperimentazione pittorica approdata anche a innesti di collage fotografici, nonché attraverso una potenza di denuncia che diviene più implicita, indiretta, meno didascalica. Detto ciò, quando chiedo a Gianluca Collica il riscontro avuto su questa mostra, non mi nasconde qualche perplessità manifestata da parte di alcuni habitué della Fondazione. Che si aspettano di trovare artisti o alvei di ricerche prossimi a figure come Mario Merz, Michelangelo Pistoletto, Giovanni Anselmo, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Ettore Spalletti, Gilberto Zorio, Giuseppe Penone, Alberto Garutti, Carlo Guaita, Alfredo Pirri, Mario Airò, Luca Vitone, Gerhard Richter, Imi Knobel, Gerhard Merz, Wolfgang Laib, Thomas Ruff, Thomas Grunfeld, Louise Bourgeois. Tutti autori presenti nella collezione Brodbeck, certamente. Ma insieme anche a grandi pittori, da Fausto Pirandello a Renato Guttuso, da Lorenzo Tornabuoni a Piero Guccione. Pittura di figurazione che, con buonapace dei penpensanti “progressisti” dell’arte, da Iudice passa alla mostra concomitante allestita da Brodbeck intorno a un omaggio a Jan Vercruysse (nella foto in alto) . Sì perché anche qui, tra superfici specchianti, stativi d’acciaio neon e luce di wood (Christoph Meier), fotografie a colori (Günther Förg), legni, metalli, biglie di cristallo (Jan Vercruysse), entra in scena la pittura, in un climax che parte da Francesco Lo Savio in un rarissimo “Spazio luce” del 1959, passa per un autoritratto di Urs Lüthi del 1987, per concludersi con lo “Studio per l’ultimo mare”, del 1983, 110 x 410 cm, esposto alla Biennale di Venezia. Tutti lavori che più diversi non potrebbero essere, ma accomunati dalla perfezione della forma, dalla compiutezza dell’immagine, tutti elementi che avvolgono in un insondabile mistero ciò che si presenta ai nostri occhi. Tante parole, provenienti sì da vocabolari diversi, ma che riescono a comporre un unico discorso di senso compiuto e di grande potenza evocativa: ognuna è un’entità a sé stante che insieme costruisce un’altra entità “dove la poesia è possibile”, come recita il titolo della mostra scelto da Gianluca Collica. Senza discriminazione di linguaggi, supporti, metrica visiva. Ecco la migliore risposta a quegli scettici habitué della Fondazione di cui abbiamo parlato sopra. Confermando che le discriminazioni appartengono solo agli occhi di chi guarda. Con miopia, per utilizzare un eufemismo. (Cesare Biasini Selvaggi)

INFO

Esegesi di Giovanni Iudice

a cura di Gianluca Collica

fino al 14 ottobre 2018

Luoghi dove la poesia è possibile

Günther Förg, Piero Guccione, Francesco Lo Savio, Urs Lüthi, Christoph Meier, Carmelo Nicosia, Jan Vercruysse

a cura di Gianluca Collica

fino al 4 novembre 2018

Fondazione Brodbeck

93 via Gramignani

I – 95121 Catania

tel. +39 095 7233111

fax +39 095 2933777

www.fondazionebrodbeck.it

www.facebook.com/pages/Fondazione-Brodbeck/105282896466

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