Pamela Diamante, Stato di flusso, 2022, veduta dell’installazione / installation view. Foto: Carlos Tettamanzi Courtesy the artist and Fondazione Arnaldo Pomodoro
Alla Fondazione Arnaldo Pomodoro inaugura oggi, 18 marzo, il progetto inedito “Stato di flusso” di Pamela Diamante (1985, Bari), il primo appuntamento del nuovo ciclo espositivo di Project Room, «il progetto “osservatorio” dedicato dalla Fondazione ai più recenti sviluppi del panorama artistico internazionale», e affidato per il 2022 alle curatrici Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone.
«Con questa edizione delle Project Room, Fondazione Arnaldo Pomodoro dà avvio a un nuovo corso del progetto, che intende evidenziare le assonanze tra temi e interessi di ricerca delle nuove generazioni con quelli che hanno caratterizzato il percorso artistico di Arnaldo Pomodoro, oggetto delle mostre Open Studio allestite nello Studio dell’artista», ha spiegato la Fondazione.
«”Stato di flusso” è il risultato di un processo relazionale innescato dall’artista con un gruppo di persone invitate a compiere un percorso di autoanalisi e di riflessione sulla propria condizione esistenziale. Affiancata da professioniste nei campi del teatro e della psicoanalisi, Diamante ha realizzato sei video nei quali le persone coinvolte sono ferme, distese e a occhi chiusi, intente a compiere l’azione più vitale possibile: respirare.
Sospesi in un tempo e uno spazio indefinito, questi ritratti-video in bilico fra stasi e movimento, sono distribuiti nello spazio dell’installazione, prestandosi a essere guardati e ascoltati, rendendo il pubblico partecipe di un’azione minima ma al contempo potente, capace di racchiudere l’essenza dell’energia vitale, rappresentata anche dall’immagine fotografica della Menade danzante di Skopas, che per l’artista è il simbolo trans-storico dell’energia vitale, archetipo di estasi e frenesia.
L’immaginario visivo proposto da Pamela Diamante crea un luogo sospeso sostanziato da identità altrettanto sospese nel quale il tempo non scorre lineare ma ritorna circolare. Qui troviamo capsule del tempo dalle quali i ritratti dei “dormienti” sembrano fuoriuscire, e davanti ai quali resta il dubbio di trovarsi di fronte a individui provenienti dal passato o a presenze del futuro», ha anticipato la Fondazione.
Ne abbiamo parlato con Pamela Diamante e con le curatrici Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone.
“Stato di flusso” apre il nuovo ciclo delle Project Room alla Fondazione Arnaldo Pomodoro. Quali saranno i cardini di questo ciclo e come si colloca rispetto alle altre attività delle Fondazione e alla ricerca di Pomodoro?
Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone: «Il ciclo di Project Room del 2022 risponde all’invito da parte della Fondazione a cucire un più stretto dialogo tra le mostre della project room e le attività della Fondazione. A questo scopo abbiamo pensato a un concetto portante che potesse legare, in senso ampio, la pratica di Arnaldo Pomodoro a quella delle artiste con cui abbiamo deciso di lavorare e abbiamo dunque identificato la parola chiave di “origine” che si è fatta concept ma anche metodo: abbiamo infatti invitato le artiste a riflettere su Pomodoro, il suo studio e il suo archivio, non con l’obiettivo di realizzare un omaggio allo scultore, ma al contrario allo scopo di rintracciare possibili elementi di risonanza con le loro ricerche, affinché questo incontro “originasse” nuovi contributi. Il risultato sono due progetti concepiti appositamente per le occasioni espositive in cui si articola il nostro programma».
Come sarà l’installazione “Stato di flusso”?
Pamela Diamante: «I miei lavori sono sempre legati a una riflessione sul presente che viene traslata attraverso molteplici punti di vista. Ho sempre cercato l’incontro con l’altro attraverso la funzione dello sguardo per creare completezza insieme ma, in questo progetto desideravo dar vita ad una partecipazione più inclusiva che portasse al suo interno la condizione esistenziale dell’essere inteso come esistere. L’opera qui assume una coralità interna ed esterna, un’immersione totalizzante che avviene tramite una piccola ma immensa azione, il respiro».
Quali aspetti della tua ricerca emergono, in particolare, da questo progetto?
Pamela Diamante: «Credo che questo progetto riesca a racchiudere tutta la mia ricerca, c’è discontinuità ritmica, energia propulsiva, immagini in uno statico movimento, l’attenzione alla forma, il dialogo con lo spazio e come spesso accade nelle mie opere un elogio ad un grande amore: l’arte. Ciò che rende diverso questo progetto da tutti gli altri è una maggiore attenzione al processo, come spiegavo prima, all’altro e alla dimensione performativa».
Potete già darci quale anticipazione sulla programmazione successiva delle Project Room?
Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone: «La prossima mostra in programma vedrà un’artista olandese, Vibeke Mascini, il cui lavoro è fortemente connotato da una ricerca sulle fonti di energia e il loro utilizzo (o detournement). Vibeke è rimasta affascinata dall’utilizzo dell’osso di seppia da parte di Pomodoro nella sua prima produzione di gioielli, e in particolare dalla relazione che viene a istaurarsi tra la forma in positivo e in negativo, che ritorna poi anche nell’utilizzo di calchi per le sue sculture di grandi dimensioni. Il prossimo progetto vedrà la realizzazione di un’installazione che si basa su tracce fossili quali “icnospecie”, ovvero specie autonome rispetto agli esseri viventi che le hanno generate».
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