Categorie: Opening

Ritratto di Torino, | in collezione

di - 4 Novembre 2017
E alla fine il gran giorno è arrivato. Ok, c’è stato il “Big Bang”, l’avvicinamento alle OGR come sarebbero state a partire da oggi, ma è con la mostra “Come una falena alla fiamma” che Officine Grandi Riparazioni aprono definitivamente alla loro nuova vita. Le presentazioni alla stampa si sono svolte ieri, mentre in serata la folla ha preso d’assalto il nuovo polo del contemporaneo di Torino, nato dopo mille giorni di lavori di restauro e 90 milioni di euro investiti da parte di Fondazione CRT.
Cosa c’è in scena? Ve lo vogliamo raccontare davvero in due parole: c’è Torino, in una mostra internazionale. Che significa? Che attraverso 54 artisti, 1 nascita (quella di OGR), 1 anniversario (I 25 anni della Fondazione Sandretto) e 2 spazi (FSRR e OGR, appunto) si è messo in scena il cuore di una città attraverso le sue collezioni. Un ritratto corale che non solo ha raccolto il “best of” della Collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ma anche prendendo (e sostituendo nei luoghi originali, con opere contemporanee) pezzi del Museo Egizio, di Palazzo Madama, del MAO, di GAM e Castello di Rivoli, mettendo – forse per la prima volta – in luce quello che la riservata città Sabauda custodisce tra le sue stanze.
L’unione di Sandretto e OGR? Un caso fortuito e fortunato: sia la Presidente Patrizia Sandretto, sia il direttore artistisco di Officine, Nicola Ricciardi, qualche tempo fa hanno chiesto a Mark Rappolt (curatore insieme all’artista Liam Gillick e Tom Eccles) di realizzare una mostra nelle rispettive sedi. Scoperto l’altarino, perché non unire le forze e creare un progetto comune? Ed ecco questa falena che gira intorno alla fiamma e non si brucia, e racconta di una Torino lunga 4mila anni, mettendo insieme la Statua di Sekhmet leontocefala assisa con Gianni Colombo, la pittura “situazionista” di Pinot Gallizio e Barbara Kruger alle BR di Cattelan passando per le stranianti installazioni di Hito Steyerl e Yang Fudong. Che cos’hanno in comune? Lo spiega il palindromo “In girum imus nocte et consumimur igni” ripresa da Cerith Wyn Ewans, partendo dall’omonimo film di Guy Debord, da cui ha inizio la mostra. Non una direzione precisa, ma una storia circolare, leggibile dall’inizio alla fine o viceversa, senza mutare il suo significato. E che racconta anche, e soprattutto, la storia di una città dove il privato – per la cultura – è stato “ente” fondamentale anche, e soprattutto, per il suo sviluppo pubblico. (MB)

Articoli recenti

  • Arte contemporanea

Al Centro Pecci di Prato nasce un nuovo programma di residenze artistiche

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci lancia la prima edizione di SUPERTOSCANA, un progetto di residenza aperto a giovani…

16 Dicembre 2025 13:00
  • Danza

Ma a che serve la luce? Virgilio Sieni traduce la poesia di Pasolini in danza

Nella sua ultima coreografia, Virgilio Sieni si ispira all’emblematica domanda tratta dalle poesie Pier Paolo Pasolini, per una riflessione sulla…

16 Dicembre 2025 11:30
  • Design

Nella poetica visiva di Joao Machado, il manifesto diventa opera d’arte

Il museo MUDE di Lisbona dedica una retrospettiva al mitico graphic designer portoghese João Machado, punto di riferimento del settore…

16 Dicembre 2025 10:30
  • Arte contemporanea

Italia e Cina, la distanza è solo apparenza: intervista doppia a Bramante e Pozzi

Una mostra di Davide Bramante e Luca Pozzi all'ICCF di Pechino, a seguito di una residenza in Cina, apre una…

16 Dicembre 2025 9:30
  • Mostre

Una pista di ghiaccio in un palazzo veneziano: Olaf Nicolai riflette sul nostro tempo

Berggruen Arts & Culture presenta, a Palazzo Diedo, un progetto dell’artista tedesco Olaf Nicolai: un’imponente pista di ghiaccio su cui…

16 Dicembre 2025 0:02
  • Mercato

Il gran finale di Cambi Casa d’Aste, tra moda, design e icone pop

Una Birkin rossa, gli orologi più iconici, i bauli da viaggio Louis Vuitton. Ma anche un set completo di carte…

15 Dicembre 2025 17:57