Categorie: Opening

Virgilio Marchi “futur-classico-razionale”

di - 15 Novembre 2017
L’Opening di oggi ci conduce dritti nel cuore della capitale, in via Alibert. Dove non passano inosservate le vetrine di una galleria storica della città che ha attraversato il secolo scorso. Mi riferisco alla Galleria d’arte Russo, impegnata in mostre e non solo, dedicate a grandi artisti del Novecento, talvolta ancora non riconosciuti come meriterebbero e, in alcuni casi, colpevolmente ignorati a partire dalle stesse istituzioni cittadine. Mi riferisco, per esempio, ad artisti della Scuola romana come Amerigo Bartoli e Giovanni Stradone (dei quali la galleria cura anche l’archivio delle opere in vista della pubblicazione del loro catalogo generale).
La mostra odierna si inserisce nel solco di questa attenzione verso autori rari, preziosi, poco noti se non ad attenti collezionisti di settore, documentati attraverso un corpus significativo di opere in esposizione e accompagnati dalla curatela e un catalogo a firma di studiosi particolarmente rappresentativi. Mi riferisco alla mostra su Virgilio Marchi (Livorno 1895- Roma 1960), il grande architetto e scenografo livornese. Che, dopo la scomparsa di Sant’Elia, diventa uno dei maggiori esponenti dell’architettura futurista, se non il maggiore per radicalità di esiti e profondità teorica. Questa esposizione cade quasi cent’anni dopo la collettiva di Scandiano del 1918 (tenuta in realtà a Sassuolo, nella Scuola per Bombardieri) che il padre della grande avanguardia italiana, Marinetti, ricordava con queste parole nel suo “Alcova d’acciaio. Romanzo vissuto” del 1921: «Sono costretto di passare 2 giorni al deposito di Scandiano. Due giorni di burocrazia militare aereati dalla compagnia del futurista Virgilio Marchi, granatiere valoroso, ora invalido di guerra. È riuscito ad improvvisare qui una piccola esposizione di quadri futuristi. La visito per consolarmi dell’atmosfera imboscata discutendo sull’equilibrio delle dinamiche architetture ideate da Marchi […] La mia propaganda e quella degli amici Marchi e Francesco Flora sembrano aver già trasformato la piccola città-ultrapassatista».
«È una mostra, quella che qui presentiamo, –  scrive nel catalogo la curatrice della mostra, Elena Pontiggia – che si concentra soprattutto sulla stagione postfuturista dell’architetto e scenografo livornese, ma che attraverso alcuni esiti emblematici permette di ripensare a tutta la sua opera, dalla stagione giovanile – anzi addirittura adolescenziale – divisa tra eclettismo e accenti secessionisti, allo stesso periodo futurista, di cui è esposto un capolavoro come il dinamico e pulsante Motivo plastico generatore del 1919, ma di cui si colgono ancora gli echi nella scenografia per Valoria di Bontempelli, 1932. Ugualmente documentato è il dialogo che, intorno al 1920-21, – vale a dire mentre è più vivo il suo rapporto col movimento marinettiano – Marchi intreccia anche con il simbolismo, come si vede nel ciclo di incisioni per i libri di Ezio Felici (le tavole con storie di Santa Caterina) e di Francesco Flora (Creazione del cielo e della terra; Creazione di Eva, 1921). Dalla fine degli anni Venti, poi, l’artista formula una sua nozione di classicità, che non considera in contrasto col futurismo, e che si avvicina, pur tra vari distinguo, al razionalismo».
Fra le opere in mostra, spicca anche la serie di lavori realizzati per il Concorso per il palazzo del Littorio e per l’edificio E42 di Roma, all’EUR. Oltre a un’accurata selezione di disegni architettonici, il percorso espositivo riserva pure al pubblico un ciclo di opere che permettono di leggere Marchi come uno dei maggiori scenografi italiani. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Progetto per chiesa. Prospettiva dal viale, 1930 c., matita su carta da lucido, cm 48×75
In homepage: Mausoleo. Assonometria, cm 51,5×45,5

INFO
Opening: ore 18.00
Virgilio Marchi “futur-classico-razionale” – opere dal 1910 al 1950
dal 15 novembre al 9 dicembre 2017
Galleria d’arte Russo
via Alibert, 20 – Roma
www.galleriarusso.it

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