Categorie: parola d'artista

exibinterviste | la giovane arte – Alessandra Guolla

di - 4 Aprile 2003

L’inquadratura dei tuoi soggetti può considerarsi simile a quella utilizzata nel linguaggio pubblicitario; devi qualcos al mondo dei media?
L’effetto scenico della messa a fuoco proviene indubbiamente dal concetto di still life pubblicitario ma non vi è testimonianza che non si tratti di un boccascena teatrale! Nessun dazio ma l’utilizzo dello stesso metodo di comunicazione.

Cosa ti spinge a preferire elementi naturali nella scelta dei soggetti?
Non è una scelta… loro sono i miei soggetti! Nella loro conformazione biologica e nella mia elaborazione mentale sono mezzi su cui sperimentare sensazioni, emozioni, deviazioni epidermiche, suture che allo stesso modo potrebbero essere inflitte ad un essere umano ugualmente interessante formalmente ma forse poco colorato. Nessuna parola si scatena contro i miei interventi da parte del soggetto ma la materia vibra sotto le mani soprattutto quando l’ago trafigge quelle pelli così delicate che a volte si dissolvono perché troppo fragili. Troppo inconsistenti anche da riparare… le loro ferite non si rimarginano sottoposte ai miei ideali tentativi di cucitura. La profonda ferita che si rimargina metaforicamente scioglie il corpo da una sorta di vincolo congenito per plasmarlo a piacere attraverso la sottrazione della propria struttura corporale…

Il dialogo nelle tue opere è radicato nella contaminazione. Sembra che il risultato di un “contatto” comporti un dolore. Cuciture ed innesti sono i compromessi necessari?
La contaminazione … universi di segni in espansione in cui poter inglobare la metamorfosi di corpi, linguaggi ed atmosfere. Le interferenze che diventano evento nei miei soggetti si trasformano in dolore perché fuoriescono dalla logica del destino e si impongono senza esigenza di consenso. Il corpo mutante si contamina e si ibrida per superarsi oltrepassando i limiti della sua condizione. I segni causati dall’intervento sono importanti perché indelebili su quei corpi ne scrivono il destino e ne raccontano l’invadenza del presente.
La forma appare mentre la verità si cela negli anfratti più reconditi dello spirito.Nel corpo che si esibisce il contenuto è il gesto ed il tempo si arresta intorno alla mutazione forzata di un evento che penetra nella natura imprimendosi nella sua memoria genetica.

Cosa stai facendo in questo periodo?
Con la nuova serie Inventario epiteliale la mia attenzione si concentra nuovamente sui fiori.
Il corpo, luogo dell’esistenza, risulta nuovamente intrappolato nei tessuti lacerati, orifiziati, lesi in superficie ma violentati negli strati più profondi consci dell’involucro malato.Masse tumorali annientate dal proprio sistema, vittime delle loro cellule ossessionate da una psicosi di morte.
Contenitori di emozioni in cui implodono carnali relazioni tra interno ed esterno, costretti in un legame ossessivo costituito da nodi catartici, da passaggi confusamente letali.
In queste nuove immagini il punto di vista cambia ed emerge il tentativo ossessivo di avvicinarsi morbosamente alla carne, alla ferita e forse anche alla sensazione. Un occhio più indagatore che sonda il territorio con il desiderio di percepire quasi l’odore. L’epidermide e le viscere si alterano per confondersi destinati ad eccitarsi per annientarsi, per annullare ogni parvenza di identità molecolare soggetta a progressivi spostamenti di sensibilità e destinata a poter diventare altro oppure a trasformarsi nel nulla assoluto.

Lo sfondo delle tue opere è sempre nero. Non ti interessa il contesto?
Il contesto è il tutto riassunto nel nero. Dal mio tutto non ingombrante emerge il mio tutto saturo e colorato. Lo spazio si annulla divenendo al tempo stesso elemento essenziale, abisso in cui affiora un interscambio tra l’interno e l’esterno della materia. Emerge i legame dell’essere in relazione alla caducità di un corpo che, rivelandosi attraverso la superficie, si fa simbolo estremo della propria identità. La materia rimanda alla sua “forma originaria” riproponendosi nella sua alterità.

Progetti in fase di realizzazione, prossime esposizioni?
La mia attenzione per ora si concentra sul mio inventario epiteliale che ritengo possa contenere molte possibilità formali e poetiche. Contemporaneamente sto lavorando ad una serie , per ora in fase di studio, che riguarda la cicatrice intesa proprio come tessuto che colma le ferite e le perdite di sostanza dei vari organi e tessuti.

bio
Alessandra Guolla è nata a Vittorio Veneto (TV) nel 1978; vive e lavora a Spert d’Alpago (BL). Seppur giovanissima, ha all’attivo numerose collettive: Q13 Visual Art project al Centro Culturale Candiani, Mestre, 2002; Giovani Artisti Palazzo Correr Canareggio, Venezia, 2002; Contaminazioni Epidermiche Castello di Zummelle – Belluno- (2001); Terra e Fuoco Casa Gaia da Camino, Porto Buffolé, Venezia; Venezia-Lubiana due Accademie a confronto Galleria Imagina in collaborazione con Galleria A+A, Venezia, 1999; La doppiezza della luce Galleria Loggia di Capodistria, Slovenia, 1999. Ha recentemente partecipato alla collettiva Technicolor nello spazio Gate01.
galleria di riferimento: Guidi&Schoen, Genova

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