Categorie: parola d'artista

exibinterviste | la giovane arte – Gabriele Picco

di - 22 Febbraio 2002

Ho deciso di inserirti nelle exibinterviste dopo aver visto i tuoi disegni: sporchi, irriverenti e buttati lì quasi in due minuti. Provocatorii, sprezzati, quasi porno. In una sola parola: estremamente divertenti. Quali affinità ti legano al mezzo che usi? Perché proprio
il disegno in uno scenario di lambda print, plotter, scanner e net art?

Non sono un sostenitore del disegno a tutti i costi, apprezzo l’arte per quello che comunica nella sua totalità. Se lo scanner o la rete sono più idonei ad esprimere certe idee è bene che questi mezzi vengano
usati. Del disegno amo comunque l’immediatezza cervello-mano-matita-foglio, che ha in comune con la scrittura e che mi permette di visualizzare velocemente idee. Credo inoltre che il disegno possa allo stesso tempo abbracciare tutto e rimanerne contemporaneamente al di fuori. Se parlo di una società tecnologica non è detto che lo debba fare con un computer.

Hai sfottuto il Guggenheim, fatto accoppiare Mariko Mori con una sorta di asino-satiro e trasformato Del Piero in una giraffa. Mi interessa molto capire come avviene la scelta dei tuoi soggetti, cosa cattura la tua attenzione, cosa ti stimola ad inventare una storia…
Mi guardo intorno, ascolto le persone, leggo e penso molto, ma lo faccio spontaneamente da sempre. Poi improvvisamente da una riflessione o da un particolare nasce un’idea importante. Nel caso del Guggenheim
ho riversato la mia insofferenza verso certi aspetti del mondo dell’arte. Con Mariko Mori… la trovavo così artificiale, così hi-tec, che non ho resistito è l’ho fatta sodomizzare da un animale.
A volte idee monche gravitano nel cervello per un pò di tempo e poi muoiono, altre volte per magia spuntano mani piedi, ogni organo al posto giusto. In quest’ultimo caso mi carico d’energia e lavoro.
Comunque tengo sempre con me blocchetto e biro perché in fondo sono i soggetti a scegliere te e non il contrario, dunque bisogna sempre farsi trovare pronti.

Gianni Romano ha scritto di te: ci stupisce, che un giovane artista sappia trarre profitto dalle lezioni della storia più che dalle traballanti illazioni dell’ennesimo epigono di Kosuth.
Che importanza riveste – se la riveste- per il tuo lavoro e la tua ricerca, la storia dell’arte del passato?

Mi piace molto la pittura del Cinquecento e Seicento e mi è capitato a volte di riprendere dei soggetti del passato relazionandoli con l’oggi (ho dipinto per esempio un’annunciazione via e-mail e un crocifisso ritoccato).
Comunque gli stimoli più forti provengono dal presente, o da quello che posso immaginare del futuro.

Hai 27 anni e all’attivo un buon numero di esposizioni: alla Fondazione Rebaudengo, al Pecci, a Via Farini. In questo momento l’artista è anche un po’ manager di se stesso. A tuo parere, ora come ora, cosa si chiede ad un giovane artista per emergere?
L’artista è sempre stato manager di se stesso, come lo è un regista, un attore…ma anche tutti gli altri, in fondo siamo tutti manager di noi stessi no? Di fronte a qualsiasi questione della vita ci troviamo anche inconsciamente ad elaborare strategie.
Un giovane per emergere deve essere informato (non solo sull’arte) carpire tutto ciò che lo circonda, conoscere i propri limiti, dare stimoli, avere idee nuove sulla realtà. Poi naturalmente saper convincere gli altri che quello che fai è arte, anche se non lo è (poi lo iventerà).

A cosa stai lavorando attualmente e quali sono i tuoi impegni per il prossimo futuro?
Sto realizzando alcuni disegni su carta molto grandi e alcuni progetti in cui disegni interagiscono con elementi tridimensionali. Inoltre sto abbozzando il mio secondo romanzo (ho sempre amato sia disegnare sia scrivere). Per il futuro mi sono ripromesso di ritornare a fare un pò di sport, poi ho in programma una personale ma non dico dove perché non è ancora confermata. Infine una serie di presentazioni del mio primo romanzo che uscirà l’otto marzo in tutte le librerie (Aureole in cerca di santi,
edito da Ponte alle Grazie).

Exibinterviste-la giovane arte- è un progetto editoriale a cura di Paola Capata

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www.gabrielepicco.com

Paola Capata


Gabriele Picco nasce a Brescia nel 1974. Nel 1998 ha avuto la sua prima personale dal titolo Disegnacci e disegnini in Via Farini e nel 2001 ha partecipato all’attesissima Biennale di Tirana…Sul suo sito (da visitare, sicuramente) campeggia una scritta: Now Living in N.Y.C.

[exibart]

Visualizza commenti

  • aspettiamo con ansia l'uscita del suo romanzo, speriamo sia pungente quanto i suoi disegni.

  • Adesso che il libro è uscito si può giustamente aspettare con ansia un secondo romanzo! Quindi non farci aspettare troppo!

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