Ă vero, câera la fotografia e poi câera la teoria di Walter Benjamin, e presto le due cose sono diventate imprescindibili lâuna dallâaltra.
Ma si può spiegare ancora oggi la fotografia con gli stessi â per quanto illuminanti â termini? Forse non completamente, visto che la moderna riproducibilitĂ tecnica si è trasformata in unâincessante e istantanea produzione dâimmagini globalmente condivise.
Un concetto forse appropriato a certi lavori contemporanei come quelli di Alexandra Waespi, potrebbe essere post-produzione. Nei suoi numerosi scatti presentati alla White Noise, i supporti sono a volte rullini vecchi, scaduti, trovati per caso. Le fotografie non sono mai quello che sembrano: duplicate ed utilizzate piĂš volte, infine manipolate attraverso interventi manuali o digitali. Immerse nellâacqua, scarabocchiate con una biro, ritagliate ed incorniciate a moâ di collage. Secondo Bourriaud, post-produzione vuol dire fare arte a partire da qualcosa di giĂ esistente, e questa tendenza della fotografia recuperata â come da un flea market- riporta lâinteresse sul ruolo dellâimmagine nel mondo attuale. Câè qualcosa di intimo e personale, di sicuro, nelle piccole fotografie analogiche della Waespi, cosĂŹ come fossero parte di un diario (ed alcune lo sono realmente), pezzi di unâestetica personale â e poi câè la casualitĂ dei supporti, il rischio desiderato attraverso lâimperfezione tecnica, espedienti che rendono la sua produzione qualcosa di, appunto, non riproducibile.
Scatti di moda, nature morte, scorci veloci di cittĂ metropolitane: le immagini riemergono come fondali, camuffate attraverso gesti invasivi, come gli scarabocchi sulle copertine dei giornali. In pochi centimetri di pellicola, si riassume il gesto tecnico della macchina, la volontaria casualitĂ cercata dallâautore ed infine la reinterpretazione del suo stesso prodotto come pura immagine.
Puntualmente, la project room ospita una serie inedita che fa da appendice alla produzione del piano superiore. Come in una camera oscura, i primi scatti romani della fotografa sono sospesi e illuminati da una fioca luce rossa. Non ancora manipolate o ritoccate, le fotografie riassumono piĂš o meno tutto quello che si può ancora trovare per le strade â se ci si dedica a tale ricerca â dellâimmaginario pasoliniano e romantico della cittĂ . Impressioni familiari su pellicola, stereotipi da collezione o forse una realtĂ , che credevamo solo immagine, e che invece ancora esiste.
Roberta Palma
Mostra visitata il 16 settembre
Dal 13 settembre allâ11 ottobre 2014
Alexandra Waespi // The inner exposure
A cura di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti
White Noise Gallery
Via dei Marsi 20/22, Roma
Orari: dal martedĂŹ al sabato dalle 12:00 alle 20:00