Nell’immaginario collettivo degli italiani il marchio Guzzi è stato sempre sinonimo delle due ruote nazionali per eccellenza. La moto che accompagna l’Accattone di Pasolini e compare nella Roma di Fellini è la stessa che supporta Sordi nelle peripezie tragicomiche de Il Vigile. Un emblema dei tanti volti dell’Italia: la mono e bicilindrica vittoriosa ai Gran Premi, il sogno di libertà e ribellione on the road, la moto ufficiale -tuttora in dotazione- delle forze dell’ordine.
Fondata nel 1921 la Guzzi ha attraversato il secolo reinventando il proprio mito ad ogni generazione, anche grazie ad un design capace di trasformarsi ma rimanere comunque dotato del classico allure made in Italy. Il mito si mette oggi in mostra per la gioia dei numerosi fans: dai guzzisti più appassionati – quelli che… non è una moto, ma uno stile di vita – alle forze armate da sempre fedeli ai loro bolidi (da inseguimento o rappresentanza, fa lo stesso) agli addetti ai lavori che tifano Mandello per ovvie ragioni di concorrenza fino ai tanti curiosi che si avvicinano al motociclismo, magari per la prima volta.
I filmati dell’Archivio dell’Istituto Luce restituiscono il movimento ai 32 modelli provenienti dal Museo Moto Guzzi di Mandello del Lario, dalle varie sedi delle forze dell’ordine e dalla collezione Faruffini, che ha concesso gli eleganti esemplari appartenuti ai Corazzieri. Sono esposti dei rari manifesti d’epoca, fotografie e copertine di riviste titolate alle vittorie della Casa di Mandello. Il tutto attualizzato dalle vivaci pitture di Mariano Amato, dove il cosmo del motociclista diventa un dripping di emozioni colorate e dalla scultura di B. Zarro (Le Ali della Libertà, 2004) emblematica del vero senso che l’aquila Guzzi possiede per ogni dueruotista.
C’è l’intero universo di uno dei brand italiani più significativi che, in fase di rilancio, ha pensato bene di sfruttare la potente cassa di risonanza artistica per veicolare la ferma intenzione di non abbandonare la propria specificità, nonostante l’accorpamento ad Aprilia avvenuto nel 2000. Un percorso interessante per rintracciare l’evoluzione del design Guzzi; attraverso le cinque sezioni della mostra, partendo dai modelli antichi, si arriva ad un prodotto dove la linea del Centro Stile di Mandello, rigorosamente italiana, si piega all’aerodinamicità nipponica solo nella MGS-01 Corsa. Per il resto torniamo ad uno tendenza che, citando il glorioso passato con elementi cromatici non troppo accattivanti e linee essenziali, rischia di non trovare una semplice collocazione sul mercato.
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cristina del ferraro
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