Nella galleria la luce va e viene ad intervalli regolari al punto che gli occhi non si abituano subito a questo rapido susseguirsi di luminosità e ombra. Proprio sull’eterna contraddizione tra luce e tenebre, che da sempre affascina l’uomo, gioca questa mostra: il titolo, Dr.Jekill & Mr Hide rievoca appunto il concetto manicheo di bene e male, yin e yang che si sfiorano senza contaminarsi. Le opere in mostra non sono state concepite per essere fruite allo stesso tempo.
Con la luce si impongono alla vista le grandi tele di Giorgio Lupatelli raffiguranti in maniera realistica protagonisti tratti dal mondo del cinema e dei media in genere: essi sono però estrapolati dal contesto originario e proiettati in una dimensione a loro estranea.
Ma ecco che la luce si spegne, scompare tutto ciò che abbiamo finora visto e finalmente acquistano senso le tele bianche di Raimondo Galeano di uguali dimensioni poste accanto come un sinistro alter ego. Dal fondo emergono silhouette dipinte con tecnica al lumen. Gli ambiti di appartenenza di queste immagini sono vari: si passa dalle facce bonarie ed affabili di Totò e Roberto Benigni, alle teste di animali, fino all’imponente Adamo michelangiolesco e all’inquietante urlo di Munch. Queste icone appartengono tutte ad un immaginario collettivo familiare ed immediatamente riconoscibile che, trovando la sua ragion d’essere con il buio, hanno un esito destabilizzante e sorprendente in chi guarda. Al pari delle immagini di Lupatelli, queste figure sono collocate in un contesto diverso ed insolito, imponendo un nuovo modo di osservare un’opera d’arte: al buio. Ecco che allora le tenebre possono svelare ciò che la luce offusca. E viceversa.
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marina valentini
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