Le stampe che Julian Schnabel ha prodotto appositamente per la galleria sono, ma questo non rappresenta una novità per l’autore, di un fortissimo impatto emotivo. Ciò accade quando a cimentarsi nel grande formato è una forte personalità creativa come il newyorchese, in continuo attraversamento tra diverse culture artistiche: americana ed europea in primis. Dalla prima deriva la libertà fisicamente sensuale e tormentata dell’action painting; dalla seconda le suggestioni mitiche e il profondo simbolismo. Tuttavia non manca in Schnabel, e questi lavori grafici lo dimostrano, la capacità calda del riso ironico, ch’egli provoca attraverso un gioco al limite, che combina la parola apposta all’erotismo della tonalità e al senso della figurazione.
Il primo dittico presentato narra la triste storia di un Flamingo (uomo?) solo, straniero nella sua stessa casa naturale, impossibilitato a vivere la quotidianità rituale del gruppo che ne contraddistingue la specie. Nel secondo dittico è il ritmo appassionato di un Tango a venire stravolto, ironicamente traslato sino a coincidere con quello altrettanto sostenuto di una rissa da bar tra ragazzi d’inizio secolo, separati e pacificati dall’intervento di una tonalità lenitrice.
La terza ed ultima, ma più impegnativa, coppia grafica evoca la magia del mito greco di Pandora, per assonanza simbolica avvicinato a quello mitteleuropeo dell’Olandese volante wagneriano. Il nominarli assieme è già sufficiente per mettere in moto l’associazione intellettuale e profonda tra due personaggi leggendari, tragici, entrambi condannati dalle loro stesse qualità eccezionali: Pandora (prima donna -l’Eva greca- concepita sulla terra da un parto divino) dalla sua sovraumana bellezza; l’Olandese dal suo conoscere ogni luogo.
Il viaggio onirico e cognitivo attivato dall’accostamento dei due nomi, viene acceso da un segno grafico e tonale modulato su di un clima crepuscolare, evocante il tramonto della mitologia localizzabile, all’insegna di una sovrapposizione di culture. E’ solo in una tale coniugazione consapevole che la terribiltà/bellezza (apollineità e dionisicità nell’umano) di Pandora può essere congiunta (Pandora and the flying Dutchman recita difatti il titolo) a quella dell’Olandese. Per un incontro che si immagina affrancatore per entrambi, in una sorta di sposalizio mitologico tra grecità delle origini ed il mondo occidentale. Che era poi il sogno di Nietzsche e di tanti intellettuali del ‘900.
Redazione Exibart
mostra visitata il 21 dicembre 2004
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[exibart]
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