Lui ricorda come in famiglia desideravano che facesse l’architetto e mentre scrive (il brano è tratto dalla sua Automitobiografia) “Loro così avrebbero progettato case e costruzioni, mentre alla primogenitura, cioè a me, sarebbe toccato andare vestito da architetto con un bel cravattino a papillon e progettare facciate onde ricoprire i cementi armati di nobili apparenze”, è quasi inevitabile che ci scorra davanti la gran parata dei suoi personaggi, incollati sulla tela, o montati cercando i possibili componenti tra legni, oggetti, pezzetti di costruzioni per bambini…
Sembrano giocattoli. È la caratteristica della maggior parte delle opere di Enrico Baj : una superficie esterna inoffensiva, colorata, buffa, grottesca, potrebbe essere una sorta di facciata che, invece di celare, smaschera, svela la mostruosità segreta dei soggetti che rappresenta e non riesce ad esorcizzarla. Così il Generale Eisenhower, in vacanza a Nizza è un fantoccio ridicolo ed il suo cagnolino una macchia grumosa e deforme, così alla serie di dame titolate non bastano nastri, frange, cordoni di seta per coprire la vacuità di una successione di nomi e Guernica, rifatta a collage, o I funerali dell’anarchico Pinelli sembrano un teatrino montato con gli avanzi. Questo mondo, che Calvino ha definito come un “Mercato delle Pulci di dopo la fine del mondo ” è quello costruito da Baj, con
A Roma la più vasta antologica dedicata in Italia all’artista propone circa 300 opere, dal 1951 al 2001: Baj ha curato la mostra con Giovanni Marconi, con l’intento di farne una sorta di opera unica e l’allestimento è sicuramente d’effetto. Si inizia con il Periodo Nucleare, poi i paesaggi popolati dalle presenze di Ultracorpi, Gli Specchi, la scelta del collage, l’uso della plastica, il Teatro di Ubu in 80 pezzi costruiti con il Meccano, quindi i Totem, fino agli “amici” di Marcel Proust, acrilico e collage su tavola. Perché nemmeno la letteratura ha scampo.
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Ho partecipato all'inaugurazione dell'antologica che è stata un vero grande successo.
Le opere sono ubicate in modo perfetto con un gioco di luci eccezionale.
Quelle che mi hanno maggiormente colpito sono le nucleari, i primi collages,le montagne, gli specchi, i generali e dame, i collages grandi quadri e l'apocalisse, quest'ultima visibile come prima opera nel percorso di visita.
Non c'è che dire, Enrico Baj è un artista neo-romanico: solo i suoi freaks sono paragonabili ai mostri del trumeau di Souillac o dei capitelli di Sant'Ambrogio.