In questi giorni la Capitale è densa di eventi che tendono a tirare le somme del Novecento, fare il punto sul secolo concluso da pochi giorni. Alle Scuderie si parla dell’arte del ‘900 in Italia, alla Gnam dello splendido periodo della belle epoque e del cambiamento dell’arte in Italia a cavallo tra Otto e Novecento, al Museo del Corso è analizzata la scultura del Novecento mentre al Complesso di San Michele l’argomento centrale è la figura della donna nel secolo scorso.
A trastevere c’è un nuovo museo, di cui si è finito il restauro solo quattro mesi fa, che fa parte del circuito di spazi espositivi chiamati “Museo di Roma” e che ha il ruolo, all’interno di questa struttura, di centro multimediale e polifunzionale molto attento alle manifestazioni di cultura locale e popolare.
Fino a fine febbraio si svolge nelle sale espositive del Museo la mostra “Roma nel Cinema tra realtà e finzione ” che mostra la città eterna reinterpretata dagli obiettivi dei più grandi fotografi di scena di quella Roma che dagli anni della costruzione di Cinecittà fino agli anni ’70 era la vera capitale europea del cinema.
Nella prima sala, al piano terreno sotto le arcate del chiostro, una ventina di gigantografie mostrano Roma – sia dal vero che ricostruita negli studi degli scenografi – a partire dai primissimi anni del cinema muto per poi passare ai film del dopoguerra, degli anni del realismo e degli anni ’70 per arrivare alla foto più recente che si riferisce al film “La Balia” di Marco Bellocchio (1999). Nelle sale superiori immagini più piccole ma non meno suggestive – tutte naturalmente in bianco/nero – ci conducono, per mezzo degli occhi dei fotografi di scena, nell’immaginario di registi come De Sica, Rossellini, Dino Risi, Ettore Scola, Federico Fellini fino ad arrivare a Nanni Moretti e Carlo Verdone passando anche per Steno, Gigi Magni e Pier Paolo Pasolini. I grandi
Alla fine del percorso espositivo della mostra è possibile fare una passeggiata all’interno delle scenette di cera, a grandezza naturale, che facevano parte del Museo del Folklore (vecchio nome dello stesso palazzo prima del recente restauro) e che – costruite negli anni ’30 – riproducono anche simpaticamente scenette di vita popolare romana del XIX secolo.
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