Racconta di aver lavorato gratis il primo giorno. Per farsi pubblicità. Fotografo per vocazione e perché era un lavoro meno pesante, che mi avrebbe permesso di rimanere in ordine e pulito, Samuel Fosso (Kumba, Camerun, 1962) apre il primo studio a Bangui nel 1975: ha appena tredici anni, lo scenario è la Repubblica Centrafricana sotto la dittatura di Bokassa, un vero e proprio impero del terrore che si consuma tra l’indifferenza e –in molti casi- con la connivenza occidentale (il governo è sostenuto militarmente dallo stato francese), miete vittime e assume spesso i contorni di una surreale, raggelante pantomima (come quando Bokassa si fa ritrarre con tanto di bicorno napoleonico…).
I primi autoritratti di Fosso nascono da un desiderio di libertà di cui è difficile comprendere la portata se non in rapporto con le vicende dell’Africa negli anni Settanta. Scatta utilizzando gli scarti dei rullini; tutto il giorno ha fotografato i clienti nello studio, la sera fa autoritratti: per la prima volta mi sentivo vivere. Ero sano. Diventavo grande. Una specie di rito di passaggio, dice.
Una sorta di passaggio –epocale- si sta davvero consumando: tra il ’76 e il ’77 arriva la moda Yé-Yé! e la musica di Prince Nico, divo che canta in creolo. Sulla copertina del disco Sweet Mother lui indossa stivaloni a zattera e pantaloni alla pescatora con le frange: diventa un’icona. Amante, rockstar e pappone, scrive Okwui Enwezor.
E proprio il medesimo abbigliamento lo avrà Fosso in uno dei suoi autoritratti: tableaux vivants studiati e costruiti nel dettaglio, dal fondale (puntualmente svelato e dichiarato dall’inquadratura che Fosso preferisce non tagliare) agli oggetti scena. Facile che vengano in mente le foto di Seydou Keїta -con il campionario di abiti e gioielli, in quel caso tradizionali, messo a disposizione del cliente- o di Malick Kidibé o la sapiente regia (ma l’incipit è sempre la foto popolare) di Mama Casset. O –con i dovuti distinguo- la suggestione delle mise en scene di Yinka Shonibare (soprattutto guardando la Série Tati di Fosso, realizzata nel ’97).
articoli correlati
Photodakar: in mostra le star della fotografia senegalese
Made in Africa, prima edizione italiana della biennale di Fotografia Africana
I ka nyì tan: Seydou Keїta e Malick Sidibé
Ynka Shonibare
mariacristina bastante
mostra vista il 12 febbraio 2004
Trafugato e finito negli Stati Uniti, il prezioso affresco di Ercole bambino torna a Pompei grazie a un’indagine internazionale: sarà…
La pittura è la mia più grande passione e il senso profondo della mia vita. Nel tempo ho sviluppato la…
Ha inaugurato ieri, 16 dicembre, e proseguirà fino al 17 gennaio 2026, negli spazi della Galleria Paolo Antonacci la mostra…
Al centro CAOS di Terni, fotografie, disegni e documenti inediti raccontano la genesi della Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro,…
Nel corso del 2026 la Collezione Peggy Guggenheim dedica il proprio programma espositivo a due snodi fondamentali della biografia culturale…
Il neo eletto sindaco di New York ha organizzato una sessione di 12 ore al Museum of the Moving Image…
Visualizza commenti
fradelo fosso, borda anghe du mama a roma a fare gida da papa giovani paolo, dando baga danilo eggher!