Sono due anni che Caterina Nelli (Roma, 1979), pur continuando a dipingere, si dedica alla fotografia. E lo fa con uno strumento particolare: la camera stenopeica, la pinhole camera, come la chiamano gli anglosassoni. Per semplificare, si tratta di una scatola di legno dove attraverso un foro piccolissimo, come una punta di spillo, l’immagine “passa” e va ad imprimersi sulla pellicola. La base della fotografia stenopeica è la camera oscura e la sua diffusione risale alla fine dell’800, con la nascita della fotografia. Quella che usa la Nelli è un modello tedesco di cui sono stati realizzati solo 1000 esemplari fedeli agli originali dell’epoca. Oggi, specie negli Stati Uniti, c’è un ritorno alla foto stenopeica e molti amano costruirsi la propria camera con gli oggetti più disparati: dai barattoli alle scatole delle scarpe, fino a micro camere realizzate con gusci di noce. L’unica differenza con il passato è che più di un secolo fa sul fondo della camera veniva posta della carta con sali d’argento, mentre oggi viene posta una pellicola. La Nelli usa la pellicola per l’Hassenblad, per fare il 6×6 o il 6×12, uno scatto alla volta che in realtà consiste nell’aprire l’otturatore del piccolo foro. Le pose vanno da un minimo di 30 secondi fino al minuto, minuto e mezzo, ma possono essere ancora più lunghe. Con questo sistema fotografico il soggetto è a diretto contatto con la pellicola, senza nessun diaframma: non esistono obiettivi ne filtri, le stampe vengono poi realizzate dalla Nelli su carta baritata Berger, perfetta per questa tecnica fotografica anche se difficile da trattare.
Still Stories è una galleria di dieci ritratti in bianco e ne
pierluigi sacconi
mostra visitata il 30 aprile 2007
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